ASAT
sigla dall'inglese Anti-Satellite. Nome del programma varato dall'US Air Force, alla fine del 1976, allo scopo di realizzare sofisticati sistemi d'arma capaci di raggiungere in orbita e danneggiare o distruggere satelliti militari nemici. Dopo il lancio nell'ottobre 1957 del primo satellite artificiale (lo Sputnik 1 sovietico), rapidamente si diffuse in USA e nell'URSS l'impiego di satelliti per le esigenze militari, in particolare per le telecomunicazioni e l'osservazione strategica. Parallelamente, gli Stati Maggiori cominciarono a studiare la realizzazione di nuovi tipi di armi per l'intercettazione e la distruzione di satelliti nemici. Nel 1959, infatti, gli USA iniziarono a dedicarsi al progetto SAINT (Satellite Interceptor), relativo allo sviluppo di uno speciale “intercettore” che, immesso nella stessa orbita del “satellite-bersaglio”, lo avrebbe ispezionato ed eventualmente distrutto. Era questo il primo esempio di “satellite-killer”, ma il progetto fu abbandonato pochi anni dopo. Il 23 maggio 1963, invece, un missile statunitense Nike Zeus venne lanciato dall'atollo di Kwajalein nell'Oceano Pacifico ed intercettò un bersaglio Agena D in orbita. Anche l'Unione Sovietica si dedicò a queste attività. Il primo esperimento di cui si ha notizia venne effettuato il 20 ottobre 1968, quando il satellite-killer Cosmos 249 intercettò in orbita il bersaglio Cosmos 248 (lanciato nello spazio il giorno precedente). La procedura messa a punto dai Sovietici prevedeva che il satellite-killer, manovrando con gli apparati propulsivi di bordo, si sarebbe avvicinato al bersaglio per poi esplodere, allo scopo di danneggiarlo in maniera determinante con i numerosi frammenti metallici prodotti dall'esplosione. Molti altri esperimenti sono stati effettuati da entrambe le superpotenze per realizzare sistemi operativi antisatellite a “impatto diretto” utilizzanti laser ad alta energia o apparecchiature che producono fasci di particelle per “accecare” i sistemi elettronici imbarcati sui satelliti nemici. Tuttavia la progressiva distensione tra i due blocchi e, soprattutto, il mutato assetto geo-politico hanno rallentato la corsa verso questi sistemi d'arma.