ʽAlī Tepedelenlī

pascià di Giannina (Teblen, Albania, 1742-Giannina 1822). Nominato nel 1788 governatore di Giannina, cercò subito di impostare, approfittando della debolezza dell'Impero ottomano, una politica autonoma e di crearsi un dominio personale. Già nel 1790 si trovò perciò in disaccordo con la Porta, da cui fu tuttavia perdonato per l'eroismo con cui aveva condotto la guerra contro l'Austria. A partire dal 1803 l'amicizia con la Francia gli permise di procurarsi ogni tipo di armi e, destreggiandosi con il governo ottomano che, sempre più debole e impegnato in nuove guerre, aveva bisogno anche del suo sporadico aiuto, riuscì a conquistarsi un vasto dominio personale che comprendeva anche la Grecia settentrionale e la Tessaglia. Nel 1820 il sultano Maḥmūd II, stanco della condotta di ʽAlī Tepedelenlī, lo rimosse dal suo incarico e, prevedendo che solo la forza avrebbe potuto rendere effettiva la decisione, inviò contro di lui un esercito. ʽAlī Tepedelenlī, alleatosi coi capi greci ribelli ed espulso dai suoi domini, si ritirò a Giannina dove resistette per ben due anni prima di cedere all'assedio turco. Anche se dispotico, il suo governo promosse numerose riforme e dette alle regioni a lui soggette un inizio di organizzazione che avrebbe poi contribuito a sviluppare i principi della rivolta greca (1821).

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