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La teoria economica dell'impresa cooperativa

L'impresa cooperativa, diversamente dall'impresa capitalistica che è considerata, almeno in prima approssimazione, massimizzatrice del profitto, ha per obiettivo la massimizzazione del reddito per lavoratore. La principale implicazione dell'assunto (B. Ward, 1958) riguarda il numero ottimale di lavoratori e di conseguenza la funzione di offerta: per l'impresa cooperativa sarebbe funzione inversa del prezzo. Ossia, all'aumentare del prezzo, la quantità offerta diminuirebbe. È quanto conosciuto sotto il nome di risposta perversa di offerta di un'impresa cooperativa. D'altro canto, una funzione di offerta negativamente inclinata è esattamente l'opposto di quanto si considera normale per l'impresa capitalistica. Discenderebbe da ciò una minore dimensione delle imprese cooperative, in termini di numero di lavoratori e di quantità prodotta, rispetto alle corrispondenti imprese capitalistiche, almeno nel breve periodo.

Tra le ragioni alla base dell'esistenza delle cooperative, vi sono motivi ideologici e sociali, cui si sono accompagnati anche regimi fiscali di favore. Tuttavia, una motivazione che appare più convincente nello spiegare la distribuzione settoriale di questa forma d'impresa ha a che vedere con la riduzione del potere di monopolio. Vale a dire, nei settori che presentano forti economie di scala, quindi dove è difficile che possano convivere sul mercato più imprese, la forma cooperativa si presenta come un'alternativa percorribile per attenuare i prezzi di monopolio.

Inoltre, dal punto di vista economico, un elemento di distinzione rispetto alle società di capitali concerne la distribuzione dei profitti: nelle imprese cooperative, essa avviene tramite una riduzione del prezzo dei servizi offerti e non sotto forma di distribuzione diretta.