Grecia: raggiunto l'accordo con l'Europa
Mare cristallino, spiagge mozzafiato, buon cibo e tanto divertimento. Questa e molto altro è la Grecia, con le sue 227 isole, più o meno grandi, ognuna unica a suo modo. Da Creta e le sue spiagge caraibiche, a Mikonos, con le sue notti trasgressive, dalla candida Santorini a Rodi, col suo inconfondibile sapore italiano.
Ma dietro le acque limpide e gli incantevoli paesaggi si nasconde una crisi profonda, che ha origine nelle politiche sbagliate messe in atto dalla classe dirigente.
Breve cronistoria di una crisi
La Grecia, fino a qualche anno fa, aveva un’economia in crescita, considerata anzi come fra quelle più in salute dell’eurozona. I nodi vengono al pettine con la crisi finanziaria del 2008, che porta alla luce i gravi problemi che, fino a quel momento, erano rimasti nascosti. Il presidente George Papandreou, a fine 2009, dichiara che i precedenti governi greci hanno falsificato i dati di bilancio dei conti pubblici per permettere alla Grecia d'entrare nell'euro, denunciando così il rischio bancarotta. Inevitabile il declassamento del debito ellenico a junk, ovvero spazzatura, da parte di Standard & Poor’s. Il governo di Atene prepara così un piano di uscita dalla crisi con privatizzazioni miliardarie, congelamento degli stipendi pubblici, tagli alle pensioni e lotta all’evasione fiscale.
Nel 2010 viene poi stanziato in favore della Grecia un pacchetto di 110 miliardi di euro di aiuti in 3 anni, da parte dei paesi della zona euro. Nasce così la troika, un organismo di controllo formale (Bce – Fondo monetario – Commissione Ue) che elargisce una serie di prestiti per risollevare i bilanci di Atene.
Ma la situazione non sembra migliorare negli anni successivi: nel 2011 le agenzie di rating declassano ulteriormente il debito greco, il governo è così costretto ad effettuare nuovi tagli per ottenere nuovi prestiti da parte dell'Unione europea e del Fondo Monetario Internazionale. Nel 2012 l’Eurogruppo si accorda su un taglio di 107 miliardi del debito tramite la riduzione del valore dei titoli in mano ai creditori privati. Nel frattempo, le misure di austerità collegate agli aiuti, continuano ad imporre sacrifici molto pesanti alla popolazione. Uno spiraglio di speranza si apre verso la fine del 2014, quando il PIL greco torna a crescere per la prima volta dal 2009. Nel gennaio 2015 viene eletto presidente Alexis Tsipras. Il suo programma: no all'accordo siglato con la Troika, no all'austerità.
Grecia e Europa: il bivio
Dopo difficili trattative, Atene e l'Eurogruppo siglano a febbraio 2015 un prolungamento di 4 mesi del programma di aiuti internazionali. A giugno 2015 Atene non paga una rata da 305 milioni di rimborso al Fmi: è la prima volta nella crisi che salta una tranche. Il 28 giugno il Parlamento ateniese approva la proposta di Tsipras di indire il 5 luglio un referendum per valutare il piano dei creditori internazionali. Il 6 luglio vengono divulgati i risultati del referendum: stravince il no con il 60%. È la vittoria della linea dura del governo Tsipras. Migliaia di persone si radunano nelle piazze di Atene per festeggiare la vittoria. E l’Europa attende con ansia gli sviluppi di uno scenario che sembra sempre più propendere verso un’uscita della Grecia dall’euro.
Grecia e Europa: l'accordo
Dopo il vertice più lungo della storia dell'Unione Europea - oltre 17 ore di trattative - sembra essere stata raggiunta l'intesa tra Atene e i creditori europei . L'Europa stanzia per Atene un nuovo pacchetto di aiuti (86 miliardi) in cambio di una serie di riforme. Ecco quali:
- aumento di iva e pensioni entro il 15 luglio 2015
- approvazione entro il 22 luglio di un nuovo codice di procedura civile che accelleri i tempi e l'efficienza dei tribunali
- stanziamento di un fondo in cui far confluire 50 miliardi di beni greci "da privatizzare per realizzare profitti, abbattere il debito e ricapitalizzare le banche".