yakùṣa o yakuza
sf. Termine con cui viene designata la mafia giapponese. La matrice di questo complesso di organizzazioni criminali, finanziarie e politiche, risale al XV secolo, ai tempi delle caste feudali. Bande organizzate (machi-yakko, servitori del popolo) nascono intorno al 1612 per contrastare l'arroganza dei samurai che, in quegli anni seminavano morte e terrore. Queste bande godevano di un grosso consenso popolare. Tra loro si distinguevano principalmente i Tekiya ed i Bakuto. Si deve ad un gioco praticato e diffuso ai tempi dei Bakuto, l'hanafuga (il gioco dei fiori), e più precisamente alla combinazione perdente di tre carte (8-9-3: ya-ku-sa), il nome che oggi viene usato per identificare la mafia giapponese. Organizzata in una struttura molto gerarchizzata che prevede una rigida regolamentazione dei comportamenti, la yakuza è una delle organizzazioni criminali più temibili del mondo. La popolazione mafiosa è distribuita in 3.500 clan tra cui i più importanti sono la Yamaguchi-gumi, la Inagawa-kai e la Sumiyoshi-kai. Le attività criminali privilegiate sono il traffico degli stupefacenti, quello delle armi, la prostituzione, il gioco d'azzardo clandestino, l'usura, il racket delle estorsioni e il mercato del materiale elettronico contraffatto. La mafia giapponese, inoltre, controlla circa 26.000 studi legali del Paese servendosene anche come fonte di riciclaggio del denaro sporco. Anche la Borsa di Tokio subisce la presenza della yakuza così come il mercato immobiliare giapponese e quello delle opere d'arte. Sono stati accertati collegamenti solidi con le organizzazioni criminali asiatiche, in particolare cinesi, colombiane e statunitensi. Per quanto riguarda l'Europa, la yakuza ha stabilito contatti con la Germania, Paese in cui la mafia giapponese ha realizzato consistenti investimenti finanziari.