tralìccio

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sm. [sec. XIV; latino trilix-īcis, costituito di tre fili incrociati].

1) Nelle costruzioni, particolare tipo di travatura reticolare piana. Nel caso più semplice è formato da due correnti collegate da diagonali; queste, secondo la loro direzione, si possono dividere in due gruppi e la caratteristica di un traliccio è data appunto dal numero delle diagonali appartenenti a un gruppo che vengono intercettate da una sezione diretta secondo le diagonali dell'altro gruppo. Il traliccio è di particolare interesse in quanto trova larga applicazione per la formazione di pilastri, antenne, travi, archi, portali, dato il suo relativamente minore peso proprio rispetto ad altri tipi strutturali e per la sua idoneità alla realizzazione di elementi inflessi.

2) In elettrotecnica, struttura reticolare metallica che costituisce elemento di sostegno per linee elettriche, interruttori, sezionatori ecc. In particolare, pilone di sostegno per elettrodotto, realizzato in struttura reticolare saldata, chiodata e imbullonata.

3) Tessuto molto resistente di lino, cotone, o misto, liscio od operato, bianco, rigato, colorato, che viene usato per sacchi, materassi, pagliericci ecc.

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