temporale (sostantivo)

Indice

Lessico

sm. [sec. XVI; da temporale (aggettivo)].

1) Violenta perturbazione atmosferica, in genere di breve durata e di limitata estensione orizzontale, ma che interessa verticalmente tutta la troposfera, caratterizzata da forti scariche elettriche che si manifestano come tuoni e lampi, da raffiche di vento anche violente, da rovesci di pioggia con o senza grandine oppure da rovesci di neve, e accompagnata talvolta da trombe d'aria.

2) Fig., violento contrasto, manifestazione di collera, di rimprovero: è scoppiato un temporale in ufficio.

3) Antico, tempo, età.

Meteorologia

La genesi dei temporali è legata alla formazione di cumulonembi, chiamati cellule temporalesche o cellule convettive, che si sviluppano per surriscaldamento di aria umida e per i moti convettivi prodotti dall'energia termica dovuta alla condensazione di umidità atmosferica. Nel ciclo di vita di un temporale è possibile distinguere tre momenti: la fase iniziale o di cumulo, la fase di pioggia e la fase terminale o di dissolvimento. Nella prima fase, preceduta al suolo da un breve periodo di calma e diminuzione di pressione, si hanno forti correnti ascendenti, con velocità medie intorno a 9 m/s e punte nella parte centrale della nube di oltre 30 m/s, che portano il cumulo a ca. 9-10 km d'altezza. Questa fase, che dura ca. 10-15 minuti, è caratterizzata da assenza di precipitazioni (per l'ascesa delle correnti) e separazione tra cariche elettriche positive, che si accumulano alla base della nube, e cariche negative che si distribuiscono nella zona più elevata. La seconda fase inizia con le prime precipitazioni; queste provocano correnti fredde discendenti prima nella parte centrale e bassa, poi in tutta la cellula; al suolo le correnti discendenti portano abbassamento di temperatura, aumento della pressione e mutamenti nella direzione dei venti. In questa fase, della durata di 15-30 minuti, si hanno violenti rovesci di pioggia e scariche elettriche (fulmini) tra base della nube e suolo ed entro la nube; la cellula temporalesca raggiunge la massima altezza, ca. 12 km, e nel suo interno si manifestano intensi moti vorticosi. Nella terza fase diminuiscono le correnti ascendenti fino a estinguersi, mentre permangono ancora per qualche tempo quelle discendenti; la nube incomincia a perdere il suo tipico aspetto espandendosi lateralmente fino a dissolversi: cessano le precipitazioni e l'aria ritorna stabile. I temporali sono eventi atmosferici molto comuni (ca. 16 milioni di temporali all'anno secondo calcoli statistici) e sono particolarmente frequenti nelle regioni umide, mentre nelle regioni fredde sono scarsi e alle alte latitudini molto rari. Vengono distinti e classificati, in base alla causa che determina il primo moto ascendente, in temporali frontali, dovuti ad ascesa di aria lungo un fronte, e in temporali di massa d'aria, prodotti per instabilità entro una massa d'aria. Nel primo gruppo si distinguono: temporali di fronte freddo, molto violenti perché la pendenza del fronte è elevata e di conseguenza rapida l'ascesa; temporali di fronte caldo, meno violenti per la scarsa pendenza del fronte; temporali prefrontali, molto intensi e che si formano lungo una linea parallela al fronte freddo. Ai temporali di massa d'aria appartengono i temporali di calore o termici, determinati nei mesi caldi dal rapido riscaldamento dell'aria presso il suolo; i temporali orografici, dovuti al sollevamento forzato di aria contro i rilievi montuosi.

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