sortilègio
sm. [sec. XIV; da sortilego]. Pratica magica che fa ricorso a formule o riti (segni simbolici, ferite sull'immagine di una persona o di un animale) per influenzare esseri o cose e ridurli a fare quanto si desidera. Il sortilegio ebbe originariamente carattere religioso e fu praticato da individui che erano creduti in possesso di facoltà misteriose (preti, maghi, sciamani). Essenziali al compimento di un sortilegio sono: l'oggetto, che contiene o trasmette le facoltà misteriose (importantissimi il succo e il sangue in quanto ricettacoli di forze vitali, ma anche amuleti, anelli, bastoncini ecc.); la formula, parole o lettere (ma anche numeri) disposte in modo d'acquisire la capacità di strappare all'oggetto le sue facoltà misteriose e farle agire secondo l'intenzione dell'operatore del sortilegio. Presso i popoli d'interesse etnologico i sortilegi hanno una duplice funzione: in senso benefico proteggendo il destinatario del sortilegio; in senso malefico producendo un male per il colpito da sortilegio.