ripostìglio
sm. [sec. XIII; da riposto]. Vano di limitate dimensioni, generalmente chiuso, per riporre oggetti vari. In particolare, in preistoria, il termine indica una concentrazione più o meno ampia di oggetti bronzei (armi, utensili, ornamenti) trovati associati in contenitori di vario genere (spesso grossi dolii) e in diverse situazioni contestuali (in buche, in anfratti rocciosi, in cavità naturali, ecc.). Il fenomeno, particolarmente diffuso nella seconda metà del II millennio a. C., sembra di facile interpretazione quando gli oggetti appaiono rotti, distorti o risultato di fusione riuscita male, nel senso di un momentaneo accantonamento del metallo sotto forma di scorta per successive rifusioni. Ciò nonostante, la presenza di segni su asce conservate in ripostigli o di pani e panelle di metallo grezzo con valori ponderali ricorrenti ha fatto pensare che alcuni ripostigli potessero avere valore “premonetale”, mentre non è da scartare la possibilità che in molti casi i ripostigli abbiano significato cultuale, di “offerta”, in altri di indicatore di status, quando risultino composti da oggetti di pregio.