ràteo
sm. [sec. XIX; da rateare]. Quota di rendite (rateo attivo) o di spese (rateo passivo) maturate nell'esercizio in corso, ma che saranno riscosse o pagate nell'esercizio successivo. Sono valori numerari presunti in quanto s'imputano all'esercizio in corso, ma competono in parte a esso e in parte al futuro esercizio. La loro rilevazione si presenta necessaria in tutte le imprese dove occorre determinare il più esattamente possibile il reddito d'esercizio. § In ragioneria, grandezza di natura finanziaria, in quanto credito presunto futuro (se trattasi di rateo attivo) ovvero debito presunto futuro (se trattasi di rateo passivo). Esso ha la funzione di misurare rispettivamente quote di ricavo e quote di costo che hanno avuto la loro manifestazione economica nell'esercizio in corso (di cui si vuol determinare il risultato), ma che avranno la corrispondente manifestazione monetaria o finanziaria nel futuro periodo amministrativo. Ciò spiega l'appartenenza, già sancita anche giuridicamente, dei ratei alle partite relative a più esercizi. Dal punto di vista più strettamente contabile, i conti relativi ai ratei vengono accesi nel corso delle scritture finali di rettifica per la redazione del bilancio di esercizio, e vengono chiusi nel periodo successivo al momento del verificarsi della manifestazione monetaria o finanziaria che era stata presuntivamente rilevata in modo anticipato. Nel bilancio di esercizio i ratei devono essere indicati, secondo la previsione dell'art. 2424 del Codice Civile in vigore dall'1 gennaio 1993, nello stato patrimoniale in una apposita e separata categoria, unitamente ai riscontri. Significato sostanzialmente differente assume l'espressione rateo utile, con la quale si indica contabilmente quella posta di natura economica, appartenente al capitale netto, corrispondente al versamento o conferimento, da parte del nuovo socio, di risorse che compensino la quota di utile già maturata a favore dei vecchi proprietari al momento dell'ingresso del nuovo socio.