passività

sf. [sec. XVII; da passivo, sul modello del francese passivité]. L'essere passivo; atteggiamento di chi subisce le azioni altrui senza reagire. Con accezioni specifiche: A) in filosofia, atteggiamento di chi cerca il distacco dalle cose per raggiungere la pace dell'anima attraverso la via dell'atarassia; nella mistica equivale al “patire le cose di Dio”. B) In economia, componente negativa del capitale sotto forma di vincolo gravante a vario titolo sull'insieme coordinato dei beni economici costituenti il capitale dell'azienda. Le passività possono essere distinte in base alla loro natura finanziaria o economica. Le prime sono costituite da debiti, cioè da operazioni di finanziamento diretto (aperture di credito, anticipazioni passive, mutui, ecc.) ovvero indiretto (cambiali passive, debiti verso fornitori, ecc.), e da fondi di accantonamento, relativi a future presunte diminuzioni dei valori di alcune specifiche tipologie di beni. Le seconde, invece, sono sia fondi di ammortamento, riguardanti rettifiche subite dai fattori a fecondità ripetuta per effetto del consumo, del deperimento e dell'obsolescenza, sia rimanenze passive finali, che rappresentano elementi positivi di reddito da rinviare al futuro. C) In metallurgia, condizione in cui si trova un materiale metallico quando, a seguito di un fenomeno di passivazione, la sua corrosione avviene a velocità così bassa da essere trascurabile.