paratóia
sf. [sec. XIX; da parare nel senso 2]. Parete o tramezzo in legno o in metallo usata quale sbarramento in un corso d'acqua al fine di regolarne il flusso. Le paratoie sono particolarmente utilizzate nelle dighe di bacini idroelettrici, nelle condotte e nei canali navigabili e d'irrigazione. Esistono paratoie mobili che possono essere trasportate in un canale o in una fognatura quando si intende avviarne operazioni di pulitura e di spurgo delle acque sudice, e paratoie in opera. Queste ultime, in base alle caratteristiche del sito e al particolare modo d'impiego, si possono distinguere in: paratoia piana, composta di profilati o travi armate fissate in un robusto telaio il cui scorrimento mediante sollevamento è consentito da meccanismi manuali o azionati da motore, secondo le dimensioni della paratoia, posti sopra un ponte di manovra non raggiungibile dall'acqua; paratoia a settore, a forma di scudo curvo rotante attorno a un asse orizzontale, collegata a esso da bracci mediante catene assicurate alle sue estremità e poste in azione da un argano; paratoia cilindrica, tubo cilindrico orizzontale che mediante un meccanismo di sollevamento, costituito da due ruote dentate poste alle sue estremità e trainate da catene, può essere posto alla quota desiderata mediante scorrimento sopra superfici inclinate; paratoia a ventola, parete metallica piana fissata in telaio e assicurata nella parte inferiore, mediante cerniera, a un asse orizzontale collegato a una fondazione a platea particolarmente idonea per terreni incoerenti. La sua rotazione attorno all'asse, determinando una diversa inclinazione, consente uno sbarramento completo quando assume una posizione verticale e una apertura completa quando, adagiata sul fondo, assume una posizione orizzontale. Il movimento della paratoia è azionato da un bilanciere posto sopra di essa, assicurato da un lato alla sua estremità a vista, dall'altro a un contrappeso.