merovìngica, arte-
arte fiorita nell'Europa occidentale in epoca altomedievale. L'arte merovingica, per la molteplicità delle sue fonti, non costituisce un tutto unitario, ma un vivace crogiolo nel quale si fusero accenti gallo-romani, siriano-copti, franco-germanici. Per ciò che riguarda l'architettura, da quanto è dato ricostruire attraverso i reperti degli scavi e dall'esame delle poche costruzioni conservate, essa denuncia la propria discendenza da quella gallo-romana e del basso Impero, di cui rappresenta la continuazione. I numerosi monasteri, basiliche, battisteri, oratori sorti soprattutto nella Gallia (Auxerre, Autun, Tours, Vienne, Saint-Denis, Jouarre, Poitiers, Nantes, ecc.) si rifanno infatti a un linguaggio architettonico sostanzialmente fedele agli schemi tardoromani, alla cui articolazione i Merovingi dettero tuttavia un certo apporto secondo la loro concezione dello spazio. Caratteristica delle basiliche, per lo più a pianta rettangolare, è una cupola o torre traforata da archi o finestre che si innalza su uno spazio compreso fra la navata e l'abside. Il battistero tardoromano del Fréjus (sec. V) con il suo tamburo a cupola può dare un'idea di questa particolare soluzione. Un eccellente documento è costituito dall'oratorio di St.-Oyand (sec. VI) attualmente fungente da cripta nella chiesa di St.-Laurent a Grenoble. La sua pianta (ad aula unica, absidata nei lati minori e con altre due absidi sui lati lunghi) da una parte richiama organismi tardoromani, dall'altra anticipa schemi successivi (per esempio le tipiche chiese carolinge ad absidi contrapposte). Anche il battistero di St.-Jean a Poitiers, del sec. VII, rimaneggiato, richiama strutture del basso Impero. Nella chiesa di St.-Pierre di Vienne (sec. V) due file di colonne sovrapposte e addossate ai muri laterali sono verosimilmente la parte originale dell'edificio di epoca merovingica. Non si hanno notizie di edifici civili. Come l'architettura, la scultura merovingica è in buona parte caratterizzata da una stretta dipendenza dall'arte romana, dipendenza che appare evidente soprattutto nella scultura architettonica (capitelli rifatti su modelli classici e tardoantichi a Jouarre e nell'oratorio di St.-Oyand a Grenoble) e in una serie di sarcofagi decorati, sull'esempio di quelli romano-cristiani, con personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento (sarcofago di St.-Guillem-du-Désert) o con motivi ornamentali animali o vegetali di ascendenza orientale (sarcofagi di Moissac e di Bordeaux). L'impronta barbarica, sia nello stile delle figurazioni sia nella tecnica scultorea, appare più forte nelle lastre tombali dei sec. VII-VIII provenienti dall'area renana (stele di Gondorf e di Niederdollendorf, conservate al Rheinisches Landesmuseum di Bonn). Ugualmente caratterizzata da un vivace gusto barbarico è la produzione dell'oreficeria (fibbie, gioielli, armi, oggetti liturgici), in cui la decorazione con smalti e pietre preziose o colorate ripropone i tipici motivi a trecce, a spirali e a ornati zoomorfi (spada di Childerico, fine sec. V, Parigi, Cabinet des Médailles; patena di Gourdon, Parigi, Bibliothèque Nationale). Riconducibili alla produzione merovingica sono ancora alcuni codici miniati dei sec. VII-VIII (Lezionario di Luxeuil, Commentari di Agostino al Genesi, Parigi, Bibliothèque Nationale).