magnetostrizióne
sf. [sec. XIX; da magneto-+latino tardo strictĭo-ōnis, stringimento]. Fenomeno di magnetoelasticità consistente nella deformazione che subisce un corpo solido cristallino per effetto di magnetizzazione; in pratica è rilevabile solo nei materiali ferromagnetici; reciprocamente, è ancora detta magnetostrizione la magnetizzazione di un solido cristallino per effetto di una sollecitazione meccanica con conseguente deformazione. L'entità della magnetostrizione, che nei materiali ferromagnetici determina allungamenti relativi Δl/l dell'ordine di 10-5, è legata al tipo di materiale, agli eventuali trattamenti termici e meccanici subiti in precedenza, alla temperatura (si annulla se viene superato il punto di Curie del materiale), alla direzione di magnetizzazione rispetto agli assi cristallografici (il fenomeno è massimo quando la magnetizzazione è parallela a un asse). Il fenomeno è sfruttato per oscillatori in risonanza, ossia sbarrette cilindriche di asse parallelo a un asse cristallografico, attorno alle quali è avvolto un solenoide alimentato con corrente alternata di frequenza coincidente con la frequenza propria di risonanza meccanica fondamentale della sbarretta. Per frequenze nel campo sonoro e ultrasonoro, il dispositivo diventa un generatore sonoro e ultrasonoro. Il fenomeno inverso è utilizzato per ricevitori di ultrasuoni. Apparecchi a ultrasuoni a magnetostrizione di diverse caratteristiche sono diffusi per prove meccaniche su pezzi di particolare impegno (alberi di grandi macchine, assali e ruote di veicoli ferroviari destinati alla grande velocità, ecc.) in quanto consentono di individuare l'eventuale presenza di irregolarità interne del pezzo (cricche, irregolarità nella cristallizzazione, ecc.). In informatica, il fenomeno viene applicato nelle linee di ritardo a magnetostrizione.