lutto
IndiceLessico
sm. [sec. XIII; latino luctus-us, pianto, dal tema di lugēre, piangere].
1) Sentimento di profondo dolore che si prova per la morte di qualcuno o per gravi disgrazie: lutto nazionale, pubblico cordoglio ufficialmente proclamato dalle autorità; per estensione, la disgrazia stessa: la guerra porta molti lutti.
2) Ogni segno o manifestazione esteriore di dolore e di cordoglio. In particolare, il complesso delle usanze tradizionalmente osservate dai congiunti di un morto: portare il lutto, vestirsi di scuro e astenersi dai divertimenti; abito da lutto, da mezzo lutto, nero o grigio; chiesa parata a lutto, di nero. Per estensione, il periodo in cui si osservano tali usanze: lutto di sei mesi.
3) Lett., condizione dolorosa.
Etnologia
Nella fenomenologia storico-religiosa è la condizione di chi ha avuto un morto in famiglia. Poiché tale condizione è religiosamente rilevata come "impura", il soggetto viene allontanato dalla comunità o distinto da essa (mediante contrassegni: per esempio, vesti o colori particolari, rasatura di capelli, ecc.) per un determinato periodo. Trascorso il periodo di lutto, il soggetto viene reintegrato nella comunità con appositi riti. Il comportamento durante il lutto è determinato inoltre: dallo scopo di dare una manifestazione ritualizzata, e quindi comunicabile, del dolore; dallo scopo di controllare il dolore stesso incanalandolo in schemi istituzionali. Le cerimonie del lutto generalmente sono caratterizzate dalla ritualizzazione del dolore attraverso tappe definite che facilitano il reinserimento di coloro che erano vicini al defunto nel contesto sociale quotidiano. L'estensione della fase di transizione successiva alla morte in cui i vivi osservano comportamenti e prescrizioni per creare un intervallo temporale fra il decesso (e la situazione di disordine) e il ripristino delle attività quotidiane (e dell'ordine) varia secondo luogo e popolazione.
Psicologia
Il termine elaborazione del lutto indica il processo psichico conseguente alla perdita di una persona amata: tale processo è caratterizzato dapprima da una condizione psicologica di sofferenza che perdura finché non avviene una sorta di rinuncia all'oggetto d'amore, prima della quale l'individuo sperimenta una profonda e prolungata tristezza. Spesso, il lutto si manifesta inizialmente con la negazione dell'evento, cioè con la tendenza a rifiutare di ammettere che la perdita si sia realmente verificata, successivamente con l'attribuzione della responsabilità della perdita a se stesso, ad altri o all'oggetto d'amore stesso. Segue una fase di accettazione dolorosa della perdita: il soggetto vive di ricordi di un passato visto come felice e, contemporaneamente, presagisce un futuro triste e l'impossibilità di vivere senza l'oggetto amato. In questa fase si determina un progressivo restringimento delle relazioni, una chiusura in se stesso, un'esclusione dal mondo esterno e un progressivo impoverimento soggettivo. Infine, si realizza il distacco dall'oggetto scomparso e un progressivo riadattamento alla realtà. In alcuni casi, peraltro, la persistenza della fase di negazione dell'evento può configurare un'elaborazione inadeguata e imporre che il problema sia affrontato in senso terapeutico (farmacologico e/o psicoterapico). Anche i processi mentali tipici del distacco del bambino dalla madre sono considerati da alcuni psicologi analoghi a quelli dell'elaborazione del lutto.
Diritto
Per il Codice Civile il lutto vedovile costituisce impedimento, per la donna, a contrarre nuove nozze nei 300 giorni successivi allo scioglimento, all'annullamento o alla cessazione degli effetti civili del precedente matrimonio. Il divieto di matrimonio nel periodo di lutto vedovile serve a eliminare ogni dubbio sull'attribuzione del figlio al marito defunto o al nuovo marito; perciò esso non sussiste nel caso di annullamento del precedente matrimonio per impotenza, anche soltanto a generare, di uno dei coniugi, e cessa dal giorno in cui la donna ha partorito.