lotterìa
sf. [sec. XVII; da lotto]. Gioco di sorte basato sulla costituzione di un monte premi, in oggetti o in danaro, e sulla vendita di biglietti numerati, cui segue l'estrazione, nell'ambito di una serie numerica corrispondente, di alcuni numeri che determinano i biglietti vincenti. Essa presenta qualche affinità con il lotto e con la tombola. Già in uso nella Roma imperiale, decadde nel Medioevo, per poi riapparire nei sec. XV e XVI a opera dei mercanti veneziani o genovesi che, con le lotterie, facilitavano la liquidazione di merci invendute. Durante i sec. XVII e XVIII se ne organizzarono per iniziativa statale o privata, in tutti i Paesi d'Europa e in particolare nella Francia di Luigi XIV. In Italia attualmente le lotterie, che nei secoli passati furono alternativamente vietate, perché considerate socialmente pericolose, ovvero permesse dall'autorità costituita, sono gestite in regime di privativa fiscale attraverso il Ministero dell'Economia e delle Finanze. Lo Stato si riserva inoltre la facoltà di autorizzare, tramite l'Intendenza di Finanza, le lotterie di cui si fanno promotori privati od organizzazioni benefiche, purché gli introiti siano devoluti a scopi umanitari e i premi siano in oggetti. Le lotterie nazionali (di Monza, di Agnano, di Merano, di Viareggio, la lotteria Italia, ecc.) dispongono di un ingente monte premi in danaro. § Lotteria istantanea. Gioco a premi che prevede la vendita di biglietti prestampati dai quali è sufficiente rimuovere una lieve patina di vernice per scoprire l'eventuale combinazione vincente: nella lotteria istantanea sei davvero fortunato!