Definizione

sf. [sec. XIX; icono-+-grafia]. Nella sua più semplice accezione, il puro riconoscimento dell'immagine rappresentata. In questo senso l'iconografia fu impiegata inizialmente soprattutto come sussidio degli studi archeologici, per la classificazione di tutti i documenti figurativi (monete, busti, statue) inerenti a un personaggio storico, imperatore, ecc., con significato quindi analogo a quello di “ritrattistica”. Per la storia dell'arte, invece, l'iconografia acquista un più ampio valore e indica l'analisi descrittiva dell'immagine allo scopo di identificare il soggetto dell'opera d'arte.

Storia dell'arte: le origini

Le prime testimonianze di un interesse di questo tipo si hanno nelle compilazioni di eruditi e umanisti del sec. XVI (specie in ambito manierista), ma il maggiore sviluppo degli studi di iconografia si ebbe nell'Ottocento, in conseguenza del rinnovato interesse per l'arte cristiana delle origini e del periodo medievale. Nell'analisi dell'immenso patrimonio di immagini trasmessoci dall'arte del Medioevo, che spesso si esprimeva attraverso un linguaggio eminentemente simbolico, l'iconografia divenne strumento indispensabile per chiarire il significato dei simboli (l'uva, il pavone, l'agnello, ecc.), delle figure allegoriche (Vizi, Virtù, ecc.), delle personificazioni (la Chiesa, la Verità, ecc.), degli attributi dei personaggi, donde tutto un ramo dell'iconografia dedicato ai santi. Il cristianesimo creò un proprio sistema iconografico vasto e complesso, nel quale penetrarono largamente istanze popolari e devozionali e in cui ebbero una parte importante la persistenza e la tradizionalità propria delle immagini religiose. Si vennero così creando numerosi repertori iconografici (tra i più completi si ricorda l'Iconographie de l'art chrétien di L. Réau, 1959), dedicati in seguito anche all'arte profana del Rinascimento e del manierismo. Tuttavia, per quanto importante strumento degli studi artistici, per tutto l'Ottocento l'iconografia continuò a occupare un ruolo secondario, trascurato dalla critica, tesa a valutare gli aspetti “formali” e non “contenutistici” dell'opera d'arte.

Storia dell'arte: Warburg e l'iconologia

Un nuovo e originale orientamento metodologico fu portato agli studi di iconografia dall'azione, all'inizio del Novecento, dello studioso tedesco Aby Warburg. Spostando tutto l'interesse sul contenuto significante dell'opera d'arte, Warburg fece dello studio dell'immagine (del suo nascere, svilupparsi, modificarsi e perdurare nel tempo) la base di una nuova scienza dell'arte, l'iconologia, il cui scopo è la ricostruzione del complesso culturale di un determinato momento storico. In tal modo l'iconografia, definita da Panofsky (il maggior continuatore degli studi di Warburg) nel fondamentale Studies in Iconology (1939) “quel ramo della storia dell'arte che si occupa del soggetto o significato delle opere d'arte contrapposto a quelli che sono i loro valori formali”, non è più un sussidio, ma un aspetto fondamentale dello studio storico delle civiltà. A questo scopo essa opera in un campo grandemente ampliato, utilizzando il materiale figurativo più vario, anche di scarso o nullo valore artistico, ma sempre significativo come fonte storica. Panofsky ha distinto tre fasi nella lettura dell'opera (la descrizione preiconografica, l'analisi iconografica, l'interpretazione iconologica), che permettono di giungere a quel significato intrinseco che è sintomo rivelatore (“forma simbolica”) dell'atteggiamento culturale di un popolo o di una classe in un certo periodo storico. Il metodo iconologico, a cui furono comunque mosse molte critiche, presenta il grande merito di arricchire la lettura dell'opera di una quantità di significati, allargando l'ambito dello storicismo tradizionale a contatti con più moderne discipline, come la sociologia dell'arte e la psicologia dell'arte. Altri studiosi che apportarono importanti contributi in questo campo furono F. Saxl e E. Gombrich.

Musica

L'iconografia musicale è la disciplina che studia e analizza le immagini a contenuto musicale, nata all'inizio del sec. XX come settore della musicologia, con l'obiettivo di documentare le biografie dei compositori, lo sviluppo degli strumenti musicali, i rapporti fra la musica e la cultura di un'epoca. Pionieri della disciplina furono E. Kanth e G. Kinsky e, in Italia, L. Parigi. Nella seconda metà del secolo l'iconografia musicale ha avuto uno sviluppo sempre maggiore, configurandosi come disciplina autonoma e arrivando a comprendere fra i propri interessi la trascrizione delle composizioni presenti nei dipinti, nonché lo sviluppo della prassi esecutiva. Nel 1971 la Società Internazionale di Musicologia ha patrocinato la nascita del Répertoire International d'Iconographie Musicale (RIdIM), istituto che ha il fine di catalogare le fonti iconografiche musicali tramite appositi comitati nazionali.

Bibliografia

R. Wittkower, Interpretation of Visual Symbols in Art, Londra, 1955; L. Réau, Iconographie de l'art Chrétienne, 3 voll., Parigi, 1959; E. H. Gombrich, Arte e illusione, Torino, 1965; A. Warburg, La rinascita del paganesimo antico, Firenze, 1968; F. Saxl, Storia delle immagini, Bari, 1990.

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