fibromiòma
sm. (pl. -i) [fibro-+mioma]. Neoformazione benigna costituita da fibre muscolari e da fibre connettivali. Fibromioma uterino, tumore benigno che insorge frequentemente in donne tra i 30 e i 50 anni d'età; può avere dimensioni microscopiche o raggiungere il volume di un grosso melone. L'origine dei fibromiomi non è stata completamente chiarita anche se si ritiene che gli ormoni sessuali femminili esercitino un'importante azione di stimolo. I fibromiomi sono per lo più multipli e possono essere circoscritti nello spessore della mucosa uterina o svilupparsi verso la cavità sollevando l'endometrio; talvolta, al contrario, evolvono verso l'esterno dell'utero al di sotto del peritoneo che ricopre l'organo. Alcuni fibromiomi, sia per le loro piccole dimensioni sia per la sede, non danno luogo ad alcun sintomo nella donna che ne è portatrice; in altri casi possono provocare alterazioni mestruali anche con i caratteri di una emorragia, disturbi da compressione degli organi vicini e dolori. Altre complicanze, per altro rare, sono la torsione del fibromioma sul proprio peduncolo, l'infezione e la sua degenerazione maligna. La cura dei fibromiomi va valutata caso per caso in rapporto all'età della paziente, al volume e alla sede del tumore. L'asportazione del nodo di fibromioma (miomectomia) nelle donne giovani, soprattutto se desiderose di figli, si attua lasciando l'utero intatto; negli altri casi, in cui è necessario ricorrere alla terapia chirurgica, si esegue l'isterectomia totale per via vaginale o addominale. La terapia medica (basata sull'uso di testosterone, progesterone e di estratti di ghiandola mammaria) si attua in casi di fibromiomi piccoli, con scarsa sintomatologia o quando la paziente è prossima alla menopausa dopo la quale il tumore va spesso incontro a regressione.