ebullioscopìa
sf. [sec. XIX; dal tema del latino ebullīre, bollire+-scopia]. Studio (detto anche ebulliometria) delle variazioni del punto di ebollizione di un solvente al variare della concentrazione delle soluzioni. L'ebullioscopia viene utilizzata per determinare il peso molecolare di sostanze di incognita struttura molecolare. Le soluzioni presentano infatti un punto di ebollizione più elevato di quello del liquido che vi rappresenta il solvente e l'innalzamento del punto di ebollizione rispetto al solvente puro risulta, per un determinato solvente, proporzionale soltanto al numero di molecole o di ioni disciolti nell'unità di volume di solvente puro indipendentemente dalla natura di questi. Misurando l'innalzamento del punto di ebollizione, rispetto al solvente puro, di una soluzione che contenga un peso noto di una sostanza in una quantità pure nota di un solvente si può quindi, applicando la legge di Raoult valida per la crioscopia, risalire anche al peso molecolare della sostanza in esame: occorre naturalmente che sia nota la costante ebullioscopica del solvente usato, cioè l'innalzamento del punto di ebollizione subito dal solvente quando in 1000 g di esso sia disciolta una grammomolecola di un qualunque composto.