discalculìa
Disturbo specifico dell’apprendimento. Il termine si riferisce a un disturbo evolutivo delle abilità numeriche e aritmetiche in assenza di lesioni neurologiche e di problemi cognitivi più generali. Non va ricondotto quindi alle normali e più o meno frequenti difficoltà che si osservano nella comprensione della matematica. La discalculia evolutiva si manifesta nei bambini con sviluppo tipico e intelligenza normale (discalculia primaria) e non di rado è associato a dislessia o ad altri disturbi dell’apprendimento (discalculia secondaria). Nel primo caso, essa è riconducibile a impedimenti cognitivi nella strutturazione delle componenti numeriche basilari (quantificazione, seriazione, comparazione, strategie di calcolo mentale ecc); nel secondo caso, rientrano quelle forme che includono una compromissione a livello procedurale, con riferimento anche alle capacità di lettura, scrittura, incolonnamento e recupero dei fatti numerici del calcolo scritto. Mentre in passato (Piaget) si riteneva che la capacità di capire e rappresentare il mondo in termini di numeri e quantità – “intelligenza numerica” – emergesse intorno ai 5-6 anni di età, studi recenti effettuati a partire dagli anni Ottanta del XX secolo hanno rivelato che i bambini con pochi giorni di vita sono capaci di percepire la “numerosità” di un insieme di oggetti in modo immediato e senza contare (subitizing) e che a 5-6 mesi di vita sono in grado di compiere operazioni mentali di tipo additivo e sottrattivo. Questi dati paiono dunque suggerire una competenza preverbale innata.
Per evitare di diagnosticare una discalculia in luogo di una semplice difficoltà nel calcolo, è necessario fare riferimento all’indice di resistenza al trattamento: se grazie all’aiuto un bambino, con difficoltà nei test specifici, migliora in modo sensibile, va esclusa la diagnosi di discalculia evolutva. Nella definizione dei due profili (discalculia primaria e secondaria) ricopre dunque una fondamentale importanza l’analisi degli errori commessi dai bambini. Qualora venga individuato tale profilo, è possibile avviare un percorso di potenziamento, che deve mirare a promuovere l’evoluzione delle abilità più deboli. In Italia, sulla base delle indicazioni fornite dal sistema scolastico, si calcola che circa un quinto degli studenti incontri difficoltà nell'apprendimento del sistema dei numeri, anche se di questi solo nel 10% dei casi si può parlare di disturbo specifico.