diàtriba o diatriba

Indice

sf. [sec. XVII; dal latino diatríba, che risale al greco diatribḗ disputa retorica].

1) Dissertazione o conferenza a carattere divulgativo, tenuta dai filosofi fuori della scuola. Iniziata da Socrate, ebbe grande diffusione tra gli stoici e i cinici, soprattutto Bione di Boristene e Telete (sec. III a. C.), e fu in seguito adottata anche tra poeti. Durante l'Impero romano assunse toni sempre più letterari. Fu ripresa e coltivata da eruditi moderni, i quali ne trasformarono il carattere originariamente popolare per farne una disputa tutta letteraria su argomenti teologici (per esempio, De libero arbitrio diatribe sive collatio di Erasmo da Rotterdam, 1524) o filosofico-scientifici (per esempio, Diatribe du docteur Akakia médecin du pape di Voltaire, 1752).

2) Scritto o discorso aspramente polemico; discorso ingiurioso e violento: “Le sue diatribe contro gli archeologi e gli eruditi” (Croce). Anche serie di rimproveri; invettiva: “Incominciò una delle solite diatribe contro sua madre” (Moravia).

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