defibrillazióne
sf. [de-+fibrillazione]. In medicina, interruzione terapeutica dell'attività elettrica e meccanica del cuore (arresto cardiaco) mediante una scarica elettrica. Questa scarica provoca una brusca depolarizzazione di tutte le fibre miocardiche che poi riprendono, per automatismo, un ritmo di contrazioni valide ai fini vitali. Viene effettuata quando si accerta l'esistenza mediante elettrocardiogramma di un'ipereccitabilità del miocardio che genera un'attività contrattile gravemente insufficiente o del tutto assente, che può causare arresto circolatorio, e soprattutto in caso di arresto cardiocircolatorio dovuto a fibrillazione ventricolare. Può essere applicato anche nella tachicardia ventricolare, nella tachiaritmia e nella fibrillazione atriale con tachiaritmia: in questi casi più che di defibrillazione si parla di cardioversione elettrica. La scarica elettrica può essere applicata a torace chiuso o, come avviene in cardiochirurgia, a torace aperto. Nel primo caso si usano due larghi elettrodi, del diametro di 8-10 cm, rivestiti di pasta conduttrice, applicati sul torace del paziente, in corrispondenza della base e della punta del cuore. Essendo la scarica dolorosa è necessaria una breve anestesia generale se il malato è cosciente. Nel caso del torace aperto, si usano elettrodi sterili a forma di cucchiaino, posti davanti e dietro il cuore.