debancarizzazione
sf. [da de-+verbo]. Il termine si riferisce al processo, sovente di ambito locale, di rarefazione del sistema bancario autoctono, a vantaggio dell'installazione, nel territorio in questione, di emanazioni di banche la cui sede centrale è situata al di fuori del territorio stesso. Il fenomeno della debancarizzazione è indicativo di crisi economica e fautore di un peggioramento della stessa, in quanto, in talune economie (quale quella italiana, per esempio), centrate su molteplici micro-realtà produttive strettamente territoriali, la presenza di risorse finanziarie disponibili a livello locale è, insieme al capitale umano disponibile, un fattore chiave per lo sviluppo: le banche territoriali storicamente hanno, rispetto ai sistemi di ordine nazionale, una più accentuata funzione di sostegno e promozione delle iniziative economiche locali, le quali sono spesso supportate da strategie sostenute da peculiarità del territorio stesso (disponibilità di uno specifico capitale umano, di un diffuso know-how settoriale e di tradizioni economiche particolari). Accanto a tale motivazione, un ulteriore fattore di svantaggio conseguente alla debancarizzazione è quello derivante dal rischio di fuoriuscita di risorse finanziarie dai territori. La crisi del sistema bancario dei primo decennio del Millennio, dovuta alla crisi del credito, all'indebolimento degli aiuti di finanza pubblica erogati al sistema e a una generale sfiducia nel sistema bancario stesso, causa le “politiche” da questo intraprese nell'ultimo decennio, ha condotto a localizzati fenomeni di debancarizzazione, che rischiano di rafforzare la spirale negativa già innescata dalla crisi del sistema finanziario mondiale, privando gli ambiti locali di sistemi di finanziamento “interni”.