dado (gioco)
gioco d'azzardo praticato sin dall'antichità. Su ogni faccia dei dadi sono segnati con puntini colorati i numeri da 1 a 6, in modo che la somma dei numeri di due facce opposte dello stesso dado dia sempre un totale di 7 (6+1; 5+2; 4+3); le combinazioni possibili con due dadi sono 36. Si gioca tra due o più giocatori che gettano a turno uno, due o tre dadi (secondo quanto convenuto) in terra o su un tavolo: vince chi raggiunge il punteggio più alto, ottenuto sommando i punti delle facce superiori dei dadi, o chi ottiene determinati numeri (per esempio 7 o 11). Valgono in questo caso le regole del poker. I dadi risalgono alla più remota antichità (esistono dadi etruschi risalenti al sec. IX a. C.) e servivano, oltre che per il gioco, anche per la divinazione. Platone ne attribuiva l'invenzione al dio egizio Thot, Erodoto ai Lidi . Assai in voga presso i Romani (che chiamavano colpo di Venere il tiro più fortunato, colpo del cane quello peggiore) e poi nei sec. XVII e XVIII, il gioco dei dadi fu spesso proibito, anche perché si presta facilmente a trucchi e imbrogli.
Dadi. Achille e Aiace giocano a dadi; anfora del sec. VI a. C. (Roma, Museo Nazionale di Villa Giulia).
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