comparativo

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Lessico

agg. [sec. XIV; dal latino comparatīvus]. Che istituisce, che si basa su un confronto, una comparazione: grado comparativo (o il comparativo, sm.), di aggettivi e avverbi, v. oltre; “L'idea del bello è sempre comparativa e quindi relativa” (Leopardi). Metodo comparativo, metodo scientifico usato a completamento del metodo sperimentale e consistente nel comparare fenomeni simili o diversi per tentare di trarne conclusioni generali. Viene applicato all'anatomia, alla fisiologia, alla sociologia, alla psicologia, alla linguistica e alla pedagogia. La pedagogia, in particolare, studia sinotticamente i sistemi scolastici dei vari Paesi, non solo nella loro struttura, ma anche nelle pregiudiziali storico-sociali-culturali.

Grammatica

Grado di comparazione degli aggettivi e degli avverbi che indica un confronto tra due o più termini in rapporto a una medesima qualità (Franco è più studioso di Carlo), oppure tra due o più qualità in rapporto allo stesso termine (Franco è più studioso che intelligente). Il comparativo può essere di maggioranza, di minoranza o di uguaglianza ove il confronto espresso fra due termini stabilisca la superiorità, l'inferiorità o la parità fra i suddetti. Alcuni aggettivi e avverbi, oltre alla normale forma di comparativo ne hanno anche un'altra, detta organica, direttamente derivata dal latino (migliore, comparativo di buono; peggiore, comparativo di cattivo; maggiore, comparativo di grande; maggiormente, comparativo di grandemente). In latino, aggettivi e avverbi possono essere usati nella forma comparativa senza essere accompagnati dal secondo termine di paragone e in questo caso il comparativo, detto assoluto, ha un valore intensivo, indicando una qualità posseduta in misura maggiore o minore dell'ordinario: homines venustiores (Catullo, uomini piuttosto belli), Themistocles liberius vivebat (Cornelio Nepote, Temistocle viveva un po' troppo liberamente). Si dice comparativa anche l'intera proposizione che indica un confronto con ciò che è detto nella proposizione reggente e la congiunzione o locuzione congiuntiva che la introduce. Si hanno così proposizioni comparative di maggioranza (Carlo è più studioso di quel che sembra), di minoranza (Carlo è meno studioso di quel che sembra), o di uguaglianza (Carlo studia tanto quanto basta). Se il confronto è fatto sotto forma di ipotesi, la proposizione comparativa si chiama ipotetica (comportati come se tutti ti vedessero). In realtà, in questo caso la comparazione avviene tra la proposizione reggente e l'apodosi sottintesa di un periodo ipotetico (comportati come ti comporteresti se tutti ti vedessero).

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