clamóre
IndiceRedazione De Agostini
sm. [sec. XIII; dal latino clamor-ōris].
1) Frastuono dato dall'insieme di grida e rumori vari: “Un clamore d'irrompente battaglia / sorge ancor da la trista pianura” (Carducci). Per estensione, fragore: “Al clamore del mare mi addormentai come a canto di nutrice” (Sbarbaro).
2) Fig., vivo interesse, talora chiassoso e non gradito, attorno a un'opera o a un personaggio di una certa notorietà.
3) Ant., fig., lamento, preghiera, invocazione: “Li figliuoli nostri hanno fatto clamore e fervori a Dio, iubili e canti” (Savonarola).