Lessico

Sf. [sec. XIII; dal latino civilítas -ātis].

1) Il complesso delle attestazioni riguardanti la vita di una popolazione (o di più gruppi etnici) e il suo modo di organizzarsi in età sia preistorica sia storica: civiltà neolitica, egizia, slava, greca, celtica, romana, precolombiana, sudamericana, ecc.

2) Vita materiale, sociale e spirituale di un popolo, o di vari popoli, in riferimento a un'epoca: civiltà rinascimentale, moderna, ecc. “La civiltà dell'atomo è al suo vertice” (Quasimodo).

3) L'insieme delle conquiste raggiunte dall'uomo nei campi scientifico, politico-sociale, spirituale, ecc.: “Il pensiero / sol per cui risorgemmo / della barbarie in parte, e per cui solo / si cresce in civiltà” (Leopardi).

4) Cortesia, urbanità, senso civico: “Siate lesti, e pronti a servir gli avventori, con civiltà, con proprietà” (Goldoni).

5) Ant., cittadinanza.

Filosofia

Forma di vita umana associata che realizzi un complesso di valori. La nozione comportava originariamente l'implicito postulato che vi fosse un'unica civiltà, designando con questo termine il tipo di vita associata che si credeva fosse la migliore realizzazione di valori unici e comuni a tutti gli uomini, contrapposta alle “barbarie”, quali forme di realizzazione errate e inferiori. Tale concezione di origine greca è stata definitivamente criticata dallo storicismo contemporaneo che ha posto l'accento sulla molteplicità delle civiltà, ognuna delle quali si pone come un complesso autonomo e relativamente autosufficiente, animato da una particolare vicenda storica che ne segna l'origine, lo sviluppo e il tramonto nei suoi rapporti reciproci con le altre civiltà. Questa teoria è stata particolarmente sviluppata da O. Spengler nel suo celebre libro Il tramonto dell'Occidente (1818-1922). Un'ampia trattazione del tema si deve anche allo storico inglese A. Toynbee che ha distinto le civiltà dalle società primitive. Queste nascono e muoiono senza lasciare traccia, mentre le civiltà propriamente dette sono mondi culturali autonomi capaci di garantire per lungo tempo la propria conservazione. I tre elementi riconoscibili nelle civiltà sarebbero il culturale, il politico e l'economico. Di questo il primo è l'elemento fondamentale, vera e propria “anima” della civiltà, mentre gli altri sarebbero solo “manifestazioni superficiali”.

Sociologia e antropologia

Insieme degli elementi economici, giuridici, culturali, morali e religiosi quali si sono realizzati in una data società. Spesso posto in relazione a cultura, il concetto di civiltà per molti antropologi implica tutti quei meccanismi generali e di organizzazione mediante i quali l'uomo controlla e stabilisce le condizioni della sua vita, includendo con ciò non solo i suoi sistemi di organizzazione sociale, ma anche le tecniche e gli strumenti materiali predisposti a questo fine. Alla fine del secolo XVIII questo termine viene già applicato non soltanto alle società europee, ritenute le società civili per eccellenza, ma anche ad altre, per esempio del lontano Oriente, quali quelle indiana e cinese. Rispetto al concetto di cultura, quello di civiltà ha conservato in maniera persistente un tratto valutativo più marcato e non è mai stato esteso fino a comprendere tutte le società umane, rimanendo confinato esclusivamente ad alcune di esse. Dalla fine del secolo XX l'antropologia non si serve più della definizione di civiltà, che tradizionalmente definiva forme culturali considerate superiori e che per questo motivo si fondava su considerazioni soggettive e su rigide gerarchie ideali e di valore.

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