cabildo

sm. sp. Assemblea municipale con poteri locali, propria del sistema amministrativo spagnolo e trapiantata nell'America Latina. Benché gli antichi privilegi comunali fossero andati decadendo in Spagna sotto la pressione della monarchia accentratrice, l'istituto del cabildo continuò a funzionare nell'America Latina fino all'inizio del sec. XIX, data la grande distanza dalla madrepatria. Il cabildo, assemblea dei possidenti di una città, aveva potere di riscuotere le tasse, provvedere ai lavori pubblici (come la costruzione di scuole, ospedali, strade, ponti ed edifici comuni), controllare le foreste e i pascoli comunali, organizzare i mercati e l'assistenza sanitaria. Nei momenti di grande emergenza – attacchi degli indiani, scorrerie dei pirati o epidemie – si riuniva un'assemblea più generale cui non partecipavano solo i membri del cabildo, ma tutti i maggiorenti: era questo il cabildo abierto. Per l'ordinaria amministrazione erano nominati alcuni funzionari: i regidores (consiglieri municipali, da sei a dodici), l'alcalde o alcalde mayor (sindaco), gli alcaldes ordinarios (giudici), il mayordomo (tesoriere) e infine l'alguacil mayor (contabile). L'essenza del cabildo era antidemocratica, perché escludeva dal governo della città coloro che non possedevano beni. Tuttavia l'esercizio dei poteri locali contribuì alla formazione di un'oligarchia creola, che sviluppò un forte spirito nazionalistico e si mise alla testa dei moti indipendentistici, appunto iniziati, generalmente, con la convocazione dei cabildos abiertos.

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