cànnula
sf. [sec. XIX; dal latino cannŭla, dim. di canna]. Lo stesso che cannello o cannuccia, ma con uso più specifico riferito a strumenti e oggetti dell'attrezzatura medica: tubo rigido o flessibile, di materiale vario, che serve a immettere o drenare dall'organismo sostanze liquide o gassose. Se ne distinguono vari tipi a seconda degli organi cui sono destinate (cannule vascolari, oftalmologiche, urologiche, ecc.). In particolare, cannula orofaringea, che permette di mantenere la pervietà delle prime vie aeree in caso di ottundimento o perdita della coscienza con conseguente diminuzione dei riflessi superficiali e profondi orofaringei che comportano il rischio di caduta all'indietro della lingua e arresto respiratorio. L'impiego della cannula orofaringea avviene anche per aspirare materiale che eventualmente ostruisca il faringe, e durante le prime manovre di rianimazione cardio-respiratoria, in anestesia generale. Un tempo di metallo, sono ora fabbricate in materiale plastico o di gomma relativamente rigido. Alle cannule naso-faringee si ricorre quando non sia possibile utilizzare quelle orofaringee per deformità o patologie del cavo orale o impossibilità di apertura della bocca. Le cannule tracheostomiche si inseriscono a livello della trachea, sono brevi, curve, di materiale plastico, con opportuno boccaglio; facilitano l'assistenza respiratoria e sono utilizzate anche in alcune circostanze in cui si renda necessaria la tracheostomia.