brillante (sostantivo)

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sm. [sec. XVIII; da brillante (aggettivo)]. Tipo di taglio di pietre preziose, specialmente adatto al diamante di cui mette in evidenza l'alto indice di rifrazione, e quindi lo splendore e il gioco di luci. Per estensione, nell'uso comune, il diamante sottoposto a tale taglio: una spilla con due enormi brillanti; braccialetto di brillanti. § Il taglio a brillante delle pietre preziose risale al Rinascimento, quando fu possibile adottare accorgimenti tecnici particolari, resi necessari dalla durezza e dalla sfaldatura di pietre come il diamante. Un taglio a trentatré faccette fu eseguito nel 1475 da Louis De Berquem; una sfaccettatura più elaborata (taglio triplo) fu introdotta, sul finire del sec. XVII, da Vincenzo Peruzzi, ed è da questa che derivarono i tagli moderni. Si distinguono diversi tagli a brillante dei diamanti: mezzo brillante, rosa olandese, semplice (per piccole pietre e per frammenti delle grosse); doppio o Mazarino; triplo moderno o classico con i derivati particolari (americano, a stella o del Cairo, Amsterdam, Anversa, ecc.). Il più comune è il classico, che permette di utilizzare nel miglior modo la pietra grezza. La prima e più delicata operazione (la cui riuscita dipende dall'abilità del tagliatore), consiste nel dividere la pietra grezza, che ha la forma di un ottaedro, in due parti mediante un taglio trasversale poco discosto dalla linea di circonferenza massima (da un diamante grezzo di dimensioni non molto piccole si ottengono un brillante grande e uno piccolo). Tale divisione consiste nella rottura della pietra, con appositi attrezzi, secondo un piano di sfaldatura la cui scelta richiede, a volte, un lungo e accurato studio; se la pietra grezza è molto grossa può essere rotta anche in più parti (come è stato per esempio per il Cullinan). Delle due parti ottenute, la più piccola ha generalmente spessore ridotto e forma di piramide, mentre la più grande è costituita da una piramide ottagonale (padiglione) e da un tronco di piramide (corona) aventi le basi in comune (cintura). La faccia della corona corrispondente al piano di rottura è la più grande e viene detta tavola. Mediante molatura si passa quindi alla regolarizzazione delle facce naturali della pietra grezza (8 nel padiglione e 9 nella corona) e alla costruzione di quelle artificiali, per cui, a lavorazione ultimata, il brillante risulta formato da 57 facce: 33 nella corona (1 tavola ottagonale, 8 facce di stella triangolari, 8 facce fondamentali quadrangolari, 16 facce di cintura triangolari) e 24 nel padiglione (16 adiacenti alle facce di cintura, di cui sono simmetriche, e 8 che convergono a formare l'apice). Talvolta l'apice del padiglione viene spianato, con la creazione di una piccola faccia ottagonale, per cui le 8 facce convergenti del padiglione da triangolari diventano quadrangolari. La cintura può avere contorno diverso: quadrangolare, ovale, piriforme e più di frequente circolare. Il taglio a brillante è tanto più pregiato quanto più rispetta una precisa serie di rapporti fra le dimensioni delle diverse facce e fra le ampiezze dei diversi angoli da queste formati rispetto al diametro della circonferenza massima: la tavola deve avere un diametro pari al 53%, le altezze della corona, della cintura e del padiglione devono essere rispettivamente del 16,2%, dell'1-2% e del 43%. Nella montatura, il padiglione viene inserito nel castone per cui rimane libera solo la corona.

Bibliografia

Autori Vari, The Diamond Dictionary, Los Angeles, 1960; S. Moneta Cavenago-Bignami, Gemmologia, Milano, 1972; W. Andergassen, Il diamante oggi, Roma, 1982.

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