bióndo

Lessico

e sm. [sec. XIII; forse germanico *blund].

) Agg., di colore tra il giallo dorato e il castano chiaro in varie sfumature; riferito specialmente ai capelli o alla barba: biondo scuro, biondo paglierino; “le trecce bionde,/ ch'oro forbito e perle / eran quel dì a vederle” (Petrarca); il biondo iddio, Apollo; il biondo metallo, l'oro. Più in particolare, si dice delle spighe mature e di animali che hanno il mantello sauro chiaro. Come agg. e sm. (f. -a) è riferito a persone che hanno i capelli di questo colore: “Il maschietto pare S. Michele Arcangelo, biondo ricciuto” (De Roberto); era una bionda di vent'anni.

) Sm., il colore stesso: un biondo pallido; il biondo acceso delle messi di luglio.

) Nome di alcune varietà di arance con polpa e buccia di color arancione chiaro, tendente al giallo. Tra le coltivazioni più pregiate è il biondo comune dalla polpa succosa e zuccherina.

Moda

Come colore di capelli il biondo è caratteristico delle razze nordiche. Al biondo in tutte le sue tonalità (biondo grano, biondo rosso, biondo oro, biondo scuro, biondo cenere, biondo platino, ecc.) è sempre stato attribuito un fascino e un potere di seduzione particolari soprattutto nei Paesi mediterranei. Già le donne romane nei primi sec. d. C., alla vista dei capelli biondi dei Germani prigionieri, cercarono anche di imbiondire per mezzo dell'esposizione al sole, tecnica di cui le donne della Germania e della Gallia conoscevano il potere schiarente. Il biondo fu il colore di capelli preferito in Italia durante il Rinascimento e lo si otteneva sia decolorandoli, come Lucrezia Borgia, sia esponendoli al sole, come usavano le veneziane (solana). Nel sec. XX la moda delle bionde è iniziata verso il 1918 e si è mantenuta senza interruzioni, rafforzata dal predominio delle dive bionde (M. West, G. Garbo, J. Harlow, M. Dietrich, M. Monroe, ecc.) e favorita dal moltiplicarsi dei mezzi per schiarire, decolorare, tingere i capelli.