batìk o batìc
sm. [sec. XX; dalla voce giavanese batik, punto, disegno]. Tecnica decorativa tessile (a goccia di cera) praticata nell'Indonesia, soprattutto a Giava; nell'India meridionale, soprattutto a Madura e in altre zone del Sud-Est asiatico. Nell'uso comune il medesimo termine viene impiegato per indicare anche un taglio di stoffa disegnato a batik. Tipica espressione dell'arte popolare indonesiana, la tecnica del batik, in origine (sec. XII-XIII) coltivata nel ristretto ambiente delle dame di corte, consiste nel riportare sul tessuto motivi decorativi (ispirati al repertorio tradizionale dell'architettura e della scultura) mediante colata di cera liquida, che il bagno di colore lascia intatta e che viene eliminata da un successivo processo di bollitura del tessuto. Nella lavorazione primitiva la cera veniva fatta gocciolare da un bastoncino di bambù forato. Più tardi (sec. XVIII) fu elaborato un serbatoio di rame provvisto di uno o più beccucci (tjanting) che ricopriva simultaneamente linee e punti di un disegno già tracciato. Il prodotto così ottenuto è detto kain batik tulis, cioè batik dipinto a mano; mentre quello stampato mediante uno strumento a rigature che formano il disegno da riprodurre è noto come kain batik tjap. Dalla metà del sec. XIX la tecnica venne semplificata con l'introduzione di procedimenti meccanici e coloranti chimici, che, mentre da una parte consentivano l'aumento della produzione, dall'altra impoverirono il prodotto, tanto da indurre le autorità a intervenire per la salvaguardia dell'arte tradizionale del batik.