aziènda
IndiceLessico
sf. [sec. XVI; dallo spagnolo ant. hazienda, che risale al latino facienda, cose da farsi].
1) Organizzazione costituita di persone e di beni, che mira al conseguimento di un determinato fine economico o ad assicurare un servizio: azienda artigianale, commerciale, industriale; azienda tranviaria, idraulica.
2) In diritto, complesso di beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa (Codice Civile, art. 2555).
3) Anticamente, gestione di affari pubblici o privati. Anche il patrimonio di un istituto pubblico o di una casa privata.
Diritto
Secondo la definizione del Codice Civile l'azienda è la proiezione patrimoniale dell'impresa, la quale è formata da beni mobili, immobili, crediti; ma il suo valore è soprattutto legato all'avviamento commerciale. Rientrano in questa valutazione come elementi passivi le obbligazioni assunte dall'imprenditore. Importante è la distinzione fra azienda e impresa. Può esservi infatti un'azienda senza impresa, per esempio, quando un'industria sia chiusa; può esservi, di contro, titolarità diversa nei diritti sull'azienda e sull'impresa, quando, per esempio, l'azienda sia data in affitto a terzi. L'azienda, essendo considerata come complesso patrimoniale, può essere oggetto di contrattazione e quindi data in locazione o anche ceduta. Chi aliena l'azienda è tenuto all'obbligo di non concorrenza per cinque anni; chi l'acquista subentra, generalmente, nei contratti stipulati e nei rapporti creditori e debitori. Nell'interesse dell'azienda la legge tutela i segni distintivi dell'attività da essa svolta, come l'insegna e il marchio.
Economia
Sistema organizzato di beni e persone per il raggiungimento di un determinato scopo. L'azienda si divide in due categorie: azienda di produzione o impresa se il fine per cui è stata istituita è il lucro; azienda di erogazione se il fine per cui è stata istituita è il soddisfacimento dei bisogni umani. Le aziende di erogazione sono distinte in corporazioni, intese come insieme di persone che forniscono beni per il raggiungimento di uno scopo, e in fondazioni, intese come insieme di ricchezze i cui redditi servono allo svolgimento di una determinata attività; in base alla fonte da cui provengono i beni costituenti il patrimonio dell'azienda, in aziende domestiche, domestico-patrimoniali e patrimoniali se la fonte è il lavoro di persone o il lavoro e il patrimonio, o solo il patrimonio. Oltre alla distinzione fondamentale dell'azienda in impresa e azienda di erogazione, si ha un'ulteriore classificazione in azienda privata o pubblica se il soggetto giuridico che la regge e governa è un ente pubblico o privato, in azienda individuale o collettiva se istituita da un'unica persona o da una società. Infine, in base al luogo in cui un'azienda opera, si hanno aziende divise, se oltre a una sede centrale vi sono più sezioni dislocate in luoghi diversi (succursali, filiali, agenzie), aziende indivise, se la sede è unica e l'attività si svolge in un solo centro. § In particolare, si hanno: A) aziende di credito, per cui vedi banca; B) aziende marginali, che hanno un costo unitario medio uguale al prezzo e che quindi non raggiungono alcun guadagno e non sopportano alcuna perdita; C) aziende pubbliche, il cui soggetto è una persona giuridica pubblica, vale a dire in cui le funzioni d'imprenditore sono esplicate dallo Stato o da altro ente pubblico. Rientrano nella categoria delle aziende pubbliche: a) le aziende autonome, cioè quelle preposte alla produzione di servizi pubblici e dotate di autonomia organizzativo-amministrativa (Poste e Telegrafi, Foreste demaniali, ecc.); b) le aziende a partecipazione statale, il cui capitale è posseduto in parte o per intero dallo Stato; c) le aziende nazionalizzate come l'ENEL; d) gli istituti di credito e finanziari di diritto pubblico, l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, ecc. (vedi anche, nazionalizzazione, partecipazione statale); e) le aziende municipalizzate, organi a carattere e finalità sociali, che si propongono di ottenere prodotti a un prezzo unitario inferiore a quello delle aziende private producenti in regime di libera concorrenza, perché non vincolate alla legge del profitto. Le prime aziende municipalizzate in Italia sorsero a La Spezia, Bologna e Milano e si svilupparono nella misura in cui maturarono le condizioni per una maggiore iniziativa autonomistica dei comuni da cui dipendevano. La prima legge comunale e provinciale sulla municipalizzazione fu varata dal governo Giolitti nel 1903, ma conteneva ancora troppi limiti alla libera attività delle aziende municipalizzate dettati dalle remore in sede governativa frapposte a una più rapida evoluzione delle autonomie locali. Il testo unico della legge comunale e provinciale sulle aziende municipalizzate del 1915 apportò diverse migliorie alla legge precedente con vantaggio per il funzionamento delle stesse. Il periodo fascista, con la sua visione accentratrice del potere, ridusse notevolmente l'attività delle aziende municipalizzate. La legge del 1925, presentata come un più liberale aggiornamento di quella del 1903, in realtà servì alla creazione di società anonime miste, nelle quali entrò ancora il capitale privato, snaturando il fine ultimo delle aziende municipalizzate di affrancare una parte della produzione dalla legge del profitto. Dopo la seconda guerra mondiale, la municipalizzazione ricevette nuovo impulso e nel 1947 le aziende municipalizzate si riunirono nella Confederazione della Municipalizzazione: i comuni di Milano, Torino, Genova, Firenze, Venezia e di altri centri riuscirono, attraverso le loro aziende municipalizzate, a stipulare buoni contratti di lavoro per i loro dipendenti, a effettuare una politica tariffaria di servizi pubblici favorevole ai cittadini, a ottenere concessioni nel settore elettrico e sui prezzi di alcuni prodotti importanti come i medicinali. Nel 1986 è stato approvato il nuovo regolamento delle aziende municipalizzate (decreto del Presidente della Repubblica 4 ottobre 1986, n. 902) con conseguente abrogazione delle norme regolamentari del 1904. Nel 1986 è stato approvato il nuovo regolamento delle aziende municipalizzate (decreto del Presidente della Repubblica 4 ottobre 1986, n. 902) con conseguente abrogazione delle norme regolamentari del 1904. Nonostante i difetti riscontrabili nella direzione delle aziende municipalizzate (per esempio gravi contraddizioni fra affermazioni di principio e azione concreta), esse hanno avuto un notevole sviluppo dovuto anche all'istituzione delle autonomie locali.
Organizzazione aziendale
Il significato concettuale di azienda è quello di attività finalizzata a uno scopo. Sulla base di questa prima nozione, il concetto di azienda è stato interessato da un lungo processo evolutivo svoltosi parallelamente allo sviluppo dell'attività imprenditoriale e delle dottrine economiche preposte allo studio di esse. Le prime concezioni dell'azienda formulate negli studi economico-aziendali sono state elaborate nel corso del sec. XIX, quando essa veniva vista come un insieme di rapporti giuridici e atti amministrativi posti in essere dal soggetto giuridico aziendale; successivamente, privilegiando l'osservazione delle risorse organizzate convenientemente per lo svolgimento del processo produttivo, l'azienda è stata concepita come un gruppo di fattori, mentre, considerando gli atti di gestione volti alla soluzione del problema economico della migliore utilizzazione delle limitate risorse disponibili, essa è stata definita come insieme di operazioni economiche; da ultimo, osservando il comporsi delle esigenze dei soggetti che intervengono in vario modo nella vita aziendale e che gravitano intorno all'unità aziendale, l'azienda è stata concepita come centro di interessi. La moderna concezione sistemica dell'azienda conduce alla definizione di sistema di forze economiche, organizzate per lo svolgimento di un processo di produzione, ovvero di consumo, da cui trarre utilità per il soggetto economico aziendale e per gli altri individui che con essa, a vario titolo, entrano in contatto. L'azienda viene a configurarsi in tal modo come un sistema cibernetico, essendo condotto dall'uomo per il raggiungimento di un determinato fine, aperto all'ambiente circostante dal quale, facendone parte, risulta influenzato nel proprio funzionamento, dinamico, essendo in continuo divenire nel fluire del tempo, probabilistico, poiché il raggiungimento di posizioni di equilibrio è soggetto a incertezza, instabile, in quanto le sue condizioni di equilibrio non trovano origine esclusiva all'interno di esso derivando, viceversa, da comportamenti decisionali, e, infine, ultracomplesso e parzialmente esplorato, essendo di innumerevoli specie, e non completamente indagati, i legami di reciproca influenza agenti tra le sue parti. L'azienda così concepita viene distinta anzitutto in base allo scopo che si prefigge e al correlato processo posto in essere per il suo raggiungimento: si configura, in tal modo, l'azienda di produzione, o impresa, che, ponendo in essere un processo tecnico-produttivo, persegue in via diretta lo scopo del lucro, e l'azienda di erogazione, che, mediante lo svolgimento di un processo di consumo, persegue lo scopo del soddisfacimento diretto dei bisogni dei soggetti a essa collegati. In termini diversi, l'impresa, avendo a disposizione delle risorse proprie (capitale proprio, o netto, o di rischio), e di terzi (capitale di credito), le impiega prevalentemente, sostenendo dei costi, nell'acquisizione dei fattori produttivi che, opportunamente combinati nel processo produttivo, le consentono l'ottenimento di prodotti e servizi dalla cui vendita deriva il conseguimento dei ricavi; dal confronto dei costi e dei ricavi trae origine il reddito, positivo (utile) o negativo (perdita) che va a remunerare il capitale di rischio impiegato; marginalmente le risorse aziendali possono trovare impiego anche nella concessione di finanziamenti a terze economie; di contro, l'azienda di erogazione, avendo a disposizione un flusso di proventi che, a vario titolo, le derivano dall'esterno, impiega tali risorse, sostenendo delle spese, nell'acquisizione di beni e servizi necessari per alimentare il processo di consumo; inoltre, poiché nel processo erogativo puro il reperimento dei proventi non coincide con il sostenimento delle spese e generalmente lo precede, le risorse temporaneamente disponibili vanno a costituire il patrimonio aziendale, che può alimentare le due gestioni accessorie: patrimoniale, ossia l'investimento in beni da reddito (o, qualora il sostenimento delle spese preceda il conseguimento dei proventi, il reperimento dei finanziamenti necessari per alimentare il processo di consumo), e produttrice (o d'impresa), nel caso in cui venga svolto un processo di produzione a margine dell'attività puramente erogativa. La concezione sistemica consente l'individuazione dei sub-sistemi, parti o particolari, componenti il sistema principale; in tal modo, seguendo alternativi criteri, è possibile individuare anzitutto il sub-sistema finanziario, riferito generalmente alle operazioni di scambio con terze economie e avente a oggetto le variazioni del denaro, dei crediti e dei debiti di finanziamento e di funzionamento; il sub-sistema economico, inteso in ampia accezione, afferente direttamente alle operazioni riguardanti il processo tecnico produttivo e avente a oggetto valori del tipo del costo e del ricavo, nonché relativo alle variazioni del capitale netto aziendale. Viceversa, seguendo un criterio diverso, poiché l'amministrazione aziendale si esplica nei tre processi concomitanti della gestione, dell'organizzazione e della rilevazione dei dati, è possibile individuare i sub-sistemi: gestionale, che afferisce alle operazioni coordinate mediante le quali l'impresa raggiunge i propri scopi, organizzativo, relativo alle operazioni volte a predisporre le risorse necessarie per la futura attività, e informativo, riguardante le determinazioni qualitative e quantitative antecedenti, concomitanti e susseguenti dei fatti aziendali. L'approccio scientifico negli studi dei fenomeni d'azienda, consentito dalla concezione sistemica, ha condotto all'individuazione di tre ordini di principi esprimenti le leggi generali che disciplinano il funzionamento dell'azienda; tali principi sono rappresentati, nell'ordine temporale in cui sono stati elaborati, da: 1) il tendenziale equilibrio integrato, che esprime le condizioni prospettiche di natura economica, patrimoniale e finanziaria che devono essere rispettate per consentire all'azienda il raggiungimento di un grado di redditività media ritenuta soddisfacente e compatibile con la situazione interna aziendale e di mercato; 2) i profili dell'impresa, ossia il reticolo di cause promozionali, ovvero critiche, che, identificando ogni azienda specifica, le consentono più o meno agevolmente di perseguire le condizioni di equilibrio; 3) la funzione autorigeneratrice degli investimenti, ossia la capacità di riprodurre la ricchezza originariamente impiegata nella propria attività. Operando il raccordo di tali ordini di principi, è possibile reinterpretare l'attività aziendale: l'impresa cerca di acquisire un reticolo promozionale di profili che le possa consentire il raggiungimento di condizioni integrate di equilibrio che valgano a permetterle di adempiere alla sua funzione tipica della generazione di risorse impiegate per poter rigenerare i processi di produzione.
Per il diritto
Ferrara jr., La teoria giuridica dell'Azienda, Firenze, 1945; Ghiron, L'Imprenditore. L'Impresa e l'Azienda, Torino, 1951; F. Galgano, L'imprenditore, Padova, 1989.
Per l'economia
F. Besta, La Ragioneria, vol. I, Milano, 1922; V. Vianello, Istituzioni di ragioneria generale, Napoli-Roma, 1932; P. Onida, Elementi di Ragioneria, Milano, 1951; idem, Economia d'azienda, Torino, 1961; D. Amodeo, Ragioneria generale delle imprese, Napoli, 1965; G. Airoldi, M. Decastri, Funzioni di organizzazione in impresa, Milano, 1983; D. F. Abeli, Business e scelte aziendali, Milano, 1986; A. Amaduzzi, L'azienda nel suo sistema e nell'ordine delle sue rilevazioni, Torino, 1987; C. Albertario, Strumenti e sistemi per l'organizzazione, Roma, 1988.