avvènto
IndiceLessico
sm. [sec. XIII; dal latino adventus-ūs]. Arrivo; particolarmente con riferimento ad avvenimenti importanti, con implicito il senso di accoglienza o assunzione solenne: l'avvento del cristianesimo; “l'avvento d'un'arte novella” (D'Annunzio); l'avvento al soglio pontificio, al trono.
Liturgia cristiana
Periodo di quattro settimane (sei nei riti ambrosiano e mozarabico) che dà inizio al nuovo anno liturgico e prepara al Natale. Nel rito romano l'avvento incomincia nella domenica più vicina alla festa di Sant'Andrea. Il carattere preparatorio al Natale è accentuato dal canto delle antifone maggiori (Antifone O) nella novena precedente la festività. Nel corso dell'avvento non si recitano il Te Deum e il Gloria in excelsis, i matrimoni sono celebrati senza solennità; e il carattere solenne del periodo è contrassegnato dall'uso liturgico della porpora (eccetto che per la III domenica). La prima allusione all'avvento pare si possa riscontrare in un canone del Concilio di Saragozza (380), ma diversi autori ritengono il testo poco probante. Nel sec. V si recitavano a Ravenna orazioni preparatorie al Natale e nelle Gallie la preparazione alla festività aveva un carattere penitenziale nello spirito che la Quaresima ha per la Pasqua (digiuno di 43 giorni da San Martino alla vigilia di Natale). Secondo la testimonianza di San Gregorio Magno (ca. 540-604) nel sec. VI il Natale era preceduto da un periodo preparatorio a Roma (5 settimane secondo il Sacramentario gelasiano, 4 secondo quello gregoriano); a Milano la preparazione durava 6 settimane. Prevalsero poi nella Chiesa di rito romano le 4 settimane e dal sec. VII l'avvento fu contraddistinto, sull'esempio della Gallia, dal digiuno e, più tardi, da riti penitenziali. Del carattere penitenziale oggi rimane solo il ricordo nei riti. L'avvento è per il cristiano il periodo di meditazione sulle tre venute del Cristo: nell'Incarnazione, nel giudizio finale, nell'anima mondata dal peccato.