Zenóne
imperatore romano d'Oriente (ca. 425-491). Di nazione isaurica (il suo vero nome era Tarasicodissa), salì in onore quando l'imperatore Leone I lo chiamò a Costantinopoli con milizie isauriche per liberare la capitale dall'influenza germanica e gli diede in moglie la figlia Ariadne (466); fu allora che prese il nome di Zenone. Dopo varie vicende, l'influenza isaurica sostituì quella germanica e, alla morte di Leone I (474), Zenone governò per pochi mesi come collega e reggente dell'imperatore Leone II, figlio suo e di Ariadne, in tenera età e, morto anche questo, divenne unico imperatore d'Oriente (474). Contro l'influenza isaurica, divenuta oppressiva, si ebbe allora un'insurrezione gotica, capeggiata dal generale bizantino Basilisco, che per breve usurpò il trono (475-476). Zenone riuscì a ricuperarlo, nell'anno stesso in cui in Italia Odoacre deponeva l'ultimo imperatore romano d'Occidente, Romolo Augustolo, e riconosceva come unico imperatore Zenone, che riuniva così, almeno formalmente, le due parti dell'impero. Di fronte alla crescente pressione degli Ostrogoti, capeggiati da Teodorico Strabone e da Teodorico l'Amalo, che tenevano in perenne agitazione la capitale e le province, Zenone regnò in condizioni difficilissime finché, scomparso Teodorico Strabone, si liberò dell'altro Teodorico mandandolo con tutto il suo popolo in Italia per abbattere Odoacre e stabilirvi il suo regno sotto l'alta sovranità bizantina (488). Il regno di Zenone fu agitato anche dalle controversie religiose, che egli cercò di placare con una costituzione (Enotico), intesa a conciliare il monofisismo con l'ortodossia (482), senza ottenere tuttavia lo scopo, provocando anzi un inasprimento dei monofisiti e, rispetto a Roma, uno scisma. Alla sua morte un forte partito “romano”, cioè antigermanico e antiisaurico, facente capo alla vedova Ariadne, sventò un tentativo di elevare al trono il fratello di Zenone, Longino, sostenuto dalle forze isauriche, e diede l'impero ad Anastasio I.