Zòrio, Gilbèrto

scultore italiano (Andorno Micca, Vercelli, 1944). Nel 1965, in riferimento al lavoro di P. Manzoni, nelle sue opere compare per la prima volta il processo di reazione chimica che sarà al centro della sua ricerca futura (Piombo, 1968). Significative le partecipazioni dell'artista a Documenta 7 e 9 di Kassel (1972, 1992) e alla Biennale di Venezia (1978). Nell'opera di Zorio soggetti ricorrenti sono la stella, che allude al mondo metafisico, il giavellotto, che rappresenta il potere della morte, e la canoa, che suggerisce il passaggio fra le due realtà (Star To Purify Words, 1980). Negli ultimi anni l'artista piemontese ha accentuato il suo interesse nei confronti delle modificazioni chimiche che si producono a seguito del contatto tra metalli e acidi (solfato di rame, acido cloridrico) collocati all'interno di contenitori e per via delle quali le opere si identificano con il processo stesso di trasmutazione. La XLVI e la XLVII Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia (1995 e 1997) hanno avuto in Zorio uno dei protagonisti, ribadendone la notorietà acquisita anche a livello internazionale. Due delle opere più significative dell'artista, il primo esemplare della serie Per purificare le parole (1969) – già nella collezione Sonnabend – e Pugno fosforescente (1971) – presentata nel 1972 a Kassel in occasione di Documenta 5 –, sono entrate a far parte della collezione permanente del Musée National d'Art Moderne di Parigi.

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