Tolstoj, Aleksej Nikolaevič
narratore russo (Nikolaevsk, Samara, 1882-Mosca 1945). Di famiglia nobile e parente di L. N. Tolstoj, ricevette un'ottima educazione. Favorevole alla Rivoluzione del febbraio 1917, contrario a quella di ottobre, visse dal 1918 al 1923 in Francia. Rientrato in patria, aderì all'ideologia del nuovo regime e ricoprì importanti cariche. Esordì come poeta simbolista con le raccolte Lirica (1907) e Oltre i fiumi azzurri (1911), in cui già si nota il suo interesse per il folclore, ma in seguito si dedicò alla prosa. Nei primi racconti (Oltre il Volga, 1910; Novelle e racconti, 2 vol., 1911-12) e nei primi romanzi (Uomini bizzarri, 1911, pubblicato con il titolo Due vite; Il signore zoppo, 1912), diede un'immagine poetica e romantica di un mondo in declino, cioè della nobiltà russa di provincia. In seguito si occupò dei problemi dell'intelligencija nei suoi popolarissimi romanzi fantastici e satirici (Aelita, 1922; Le avventure di Nevzorov ossia Ibikus, 1924; L'iperboloide dell'ingegnere Garin, 1925), nel romanzo L'oro nero (1931), dedicato agli emigrati, e, soprattutto, nella trilogia narrativa Via al Calvario (1921, 1927, 1940), che registra la vita degli intellettuali durante la rivoluzione e la guerra civile. Il massimo riconoscimento ufficiale, oltre che con la citata trilogia, Tolstoj lo ebbe con un incompiuto romanzo storico di vaste proporzioni, Pietro il Grande (1929-45), con l'omonimo dramma (1934 e 1938) e con il dramma Ivan il Terribile (1941-43; in due parti). Nella vasta produzione di Tolstoj un posto non trascurabile occupano infine i libri per l'infanzia (specialmente La chiavetta d'oro e le Fiabe popolari russe da lui elaborate). Tra le sue cose migliori è il racconto L'infanzia di Nikita (1919-20), sottile analisi della psicologia infantile.