Straparòla, Giovàn Francésco
novellatore italiano (Caravaggio, Bergamo, 1480-1557). Scarse le notizie sulla sua vita. Nel 1508 pubblicò un modesto canzoniere di imitazione petrarchesca, Sonetti, strambotti, epistole e capitoli; ma il suo nome è legato a una raccolta di novelle e di fiabe, Le piacevoli notti, pubblicata a Venezia in due parti, nel 1550 e nel 1553. Seguendo il modello del Decameron, l'autore immagina che nell'isola di Murano si raccolgano, durante tredici notti di carnevale, alcuni gentiluomini (tra cui P. Bembo) e dame, che si raccontano novelle e fiabe, alla fine di ciascuna delle quali è proposto un enigma. Il successo ottenuto dalla prima parte indusse Straparola ad approntare in gran fretta il secondo libro, saccheggiando, fino ai limiti del plagio, le Fabulae di G. Morlini. La fama de Le piacevoli notti è dovuta al fatto che vi ha largo spazio l'elemento fiabesco: incantesimi, anelli fatati, oggetti parlanti ecc.; si tratta però di un contenuto meraviglioso che non diviene forma poetica, perché la materia fiabesca, assunta senza umana partecipazione, rimane inerte e manca quell'atteggiamento di stupita meraviglia in cui si riconosce il senso del favoloso. Anche nelle novelle dialettali in bergamasco e in pavano si ravvisa, più che una schietta adesione al mondo contadino, la superiorità del letterato di fronte a una materia avvertita come rozza e inferiore. Tuttavia, nella raccolta di Straparola il fiabesco assume spesso un tipico colore familiare e borghese, quasi da miniatura; risalta inoltre, più che negli altri novellatori del Cinquecento, il motivo agonistico, non solo nella frequente descrizione di vere e proprie competizioni, ma anche nelle gare intellettuali degli indovinelli, dove si nota la tendenza a fondere la tradizione letteraria con quella popolare.