Sperduti nel bùio
film italiano (1914) di N. Martoglio. Tratto dall'omonimo dramma (1901) di R. Bracco, riuscì enormemente superiore al testo d'origine in “potenza” e “sobrietà” (E. F. Palmieri), pur nel rispetto della melodrammatica storia della mantenuta, diventata diva dopo essere stata sedotta da un duca, e della figlia giovinetta che apprende il segreto della sua nascita quando il padre, a lungo perseguitato dall'antica amante, soccombe a un attacco di cuore. Il valore rivoluzionario, sfuggito ai critici del tempo, fu intuito da U. Barbaro che ne scrisse, nel 1936 e nel 1939, in due celebri articoli su Scenario e su Cinema. Egli, attraverso il montaggio in contrasto dei due ambienti di miseria e di fasto, e le incalzanti scelte di inquadratura, angolazione, illuminazione sia in esterni sia in interni, seppe vedere in nuce il passaggio dal verismo dialettale del tempo a una sorta di realismo, in anticipo di trent'anni sul neorealismo italiano. La pellicola di Sperduti nel buio è andata dispersa fra le macerie della seconda guerra mondiale, andando così ad aumentare la lista di film che, per ragioni di noncuranza, vengono considerati ormai come introvabili.