Sallusti, Alessandro
Giornalista italiano (Como 1957). Giornalista professionista dal 1981, nel 1987 lavora a Il Giornale con Indro Montanelli passando poi a Il Messaggero, Avvenire e Il Corriere della Sera. È vicedirettore de Il Gazzettino di Venezia e direttore de La Provincia di Como. Tra il 2007 e il 2008 è direttore di Libero, nel 2008 lascia la direzione per diventare editore e direttore de L’Ordine di Como, quotidiano della diocesi per cui aveva lavorato in gioventù e che torna così a essere pubblicato. Dal 2009 collabora con il programma Mediaset Mattino Cinque; è noto al pubblico televisivo come opinionista anche per le partecipazioni a Ballarò (RaiTre) e In Onda (La7). Nel 2009 lascia L’Ordine per assumere il ruolo di co-direttore de Il Giornale con Vittorio Feltri. In seguito, quest’ultimo diventa direttore editoriale e Sallusti assume il ruolo di direttore responsabile. Nel 2010 Feltri, in polemica con Sallusti, lascia Il Giornale per tornare a Libero. Nel 2011 vince il Premio Penisola Sorrentina “Arturo Esposito” per il giornalismo. Per la sua attività di giornalista ha subito ripetuti procedimenti giudiziari e disciplinari. Nel 2010 è stato accusato di minacce all’allora presidente di Confindustria Emma Marcegaglia; nel 2011-2012 viene processato e condannato a un anno e due mesi di carcere e a 5000 euro di pena pecuniaria per diffamazione a mezzo stampa ai danni del giudice tutelare di Torino Giuseppe Cocilovo. In seguito, il Presidente delle Repubblica Giorgio Napolitano commuta la pena in una sanzione pecuniaria. Nel 2018 è stato condannato a tre mesi di reclusione per omesso controllo su un articolo pubblicato su Il Giornale da Vittorio Sgarbi che diffamava il magistrato Nino di Matteo. Nel 2011 è stato sospeso per due mesi dall’Ordine dei giornalisti per aver consentito la pubblicazione di articoli di Renato Farina (radiato dall’Ordine); nel 2012 gli viene inflitta la sanzione della censura per la pubblicazione di alcune foto ritraenti le vittime dell’attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi considerate lesive della loro dignità.