Salandra, Antònio
uomo politico italiano (Troia, Foggia, 1853-Roma 1931). Si laureò in giurisprudenza a Napoli (1872); coltivò in modo particolare gli studi economici, per i quali conseguì la libera docenza. Insegnò presso l'Università di Roma dapprima legislazione economico-finanziaria (1879), l'anno dopo scienza dell'amministrazione e più tardi diritto amministrativo. In quegli anni la sua attività scientifica fu proficua e intensa, poi la carriera politica lo distrasse in parte, pur non interrompendo il suo insegnamento universitario. Entrò alla Camera nel 1886, dove si schierò con la Destra storica. Divenne sottosegretario alle Finanze nei ministeri di Di Rudinì (1891-92) e di Crispi (1893-96), ministro dell'Agricoltura con Pelloux (1899-1900), ministro delle Finanze e ministro del Tesoro nei due gabinetti Sonnino (1906 e 1909-10). Il 21 marzo 1914, dopo le dimissioni di Giolitti, ebbe l'incarico di formare il governo. Allo scoppio della prima guerra mondiale, in base all'art. 7 della Triplice Alleanza (Italia, Germania e Austria), proclamò la neutralità. Allora, allo scopo di ottenere il completamento dei confini nazionali, mentre preparava l'intervento, iniziò approcci diplomatici sia con i due Imperi Centrali, sia con la Francia e l'Inghilterra. Avendo raggiunto promesse soddisfacenti con queste (Patto di Londra, 26 aprile 1915), dopo giornate tempestose inviò la dichiarazione di guerra all'Austria (23 maggio 1915). Il rovescio del 1916 provocò la sua caduta (10 giugno). All'avvento del fascismo si mostrò favorevole, ma quando l'indirizzo antiliberale divenne evidente, decise di ritirarsi dalla politica (1925). Nel 1928 accettò la nomina a senatore. Oltre a studi economici, scrisse opere politiche, tra cui le più importanti sono Neutralità italiana 1914 (1928) e L'intervento 1915 (1930).