Romani, Ròmolo
artista italiano (Milano 1884-Brescia 1916). Nel 1902 si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Brera dove frequentò la scuola libera del nudo. In seguito ai primi riconoscimenti in esposizioni pubbliche, gli fu assegnato dal Comune di Milano un sussidio mensile e uno studio nel Castello Sforzesco. Amico del pittore G. Previati, iniziò a collaborare alla rivista Poesia fondata da Marinetti, Benelli e Ponti; conobbe C. Carrà, Sant'Elia, Chiattone, Dudreville e Boccioni. Romani, dapprima autore di volti caricaturali in cui convivevano un simbolismo di matrice nordica, l'espressionismo dei colori e il rigore geometrico (La paura, La rivolta), tra il 1904 e il 1905 ricercò analogie tra la struttura del segno e quella della musica (Riflessi sonori) volgendosi talvolta, come in Prismi o in Immagine, verso una più marcata astrazione. Invitato nel 1905 alla Biennale di Venezia, e l'anno successivo all'Esposizione Nazionale di Milano, espose nel 1907 al Salon des humoristes di Parigi. Nel 1910 è entusiasta firmatario del Manifesto dei pittori futuristi con Boccioni, Dalmazzo, Carrà, Russolo e Bonzagni ma, intimorito dal clamore suscitato dal movimento futurista, se ne allontanò quasi subito dedicandosi alla realizzazione di disegni e manifesti pubblicitari.