Protazanov, Jakov Aleksandrovič

regista cinematografico sovietico (Mosca 1881-1945). Dal 1909 al 1917, con una cinquantina di film, affrontò ogni genere, eccellendo in quello letterario (soprattutto Tolstoj, ma anche Dostoevskij, Puškin, Strindberg). Nel solo anno 1917 concluse la corrente mistico-simbolista con Satana trionfante, anticipò in due film argomenti politici diretti e offrì in Padre Sergio il capolavoro dell'intero cinema prerivoluzionario. Emigrato in Francia (1920), vi girò sei film (di cui due con l'attore I. Možuchin). Nel 1923, dopo una tappa a Berlino per un film, rientrò in URSS. Ripreso subito il lavoro, diede al cinema sovietico il primo film di fantascienza (Aelita, 1924, da A. Tolstoj), il primo su Lenin (Il suo appello, 1925), cui seguì una serie di brillanti commedie satiriche e di costume, antiborghesi o anticlericali, che lo resero il più popolare tra i registi della NEP, anche per la sua consueta maestria nella direzione degli attori (Il sarto di Toržok, 1925; Il processo dei tre milioni, 1926, dal romanzo I tre ladri di G. Notari; Don Diego e Pelagia, 1927; La festa di San Giorgio, 1930; fino a Marionette, 1934). Due suoi drammi di robusto impianto, Il cameriere del ristorante e Il quarantunesimo (entrambi del 1927), ebbero diffusione in Occidente, e il secondo (col titolo L'isola della morte) anche in Italia. Né dimenticò i classici: Čechov, di cui offrì un trittico di racconti in Le cariche e la gente (1928), e Ostrovskij, di cui traspose il dramma Senza dote (1936) nel suo miglior film sonoro. Terminò la straordinaria carriera in Asia centrale con Nasreddin a Bukara (1943), sulle gesta eroicomiche di un personaggio della letteratura folcloristica orientale.

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