Paustovskij, Konstantin Georgievič
scrittore russo (Mosca 1892-1968). Di famiglia cosacca, a causa della prima guerra mondiale lasciò gli studi universitari e fece l'infermiere, l'operaio e, infine, il giornalista. In continuo viaggio, per ragioni di lavoro, in luoghi diversi della Russia, non cessò mai di scrivere. Nel 1916 cominciò un romanzo, I romantici, che terminò nel 1923 e pubblicò nel 1935. Nel 1928 richiamò l'attenzione della critica con i racconti Navi che si incontrano, cui seguirono l'anno dopo Nubi scintillanti, libri in cui si riflettono l'influenza di Poe e di Stevenson, la conoscenza diretta di luoghi lontani e di costumi popolari, uno spiccato gusto per l'esotismo. A una ispirazione lirico-romantica rispondono anche i due romanzi Kara-Bugaz (1932) e La Colchide (1934), nei quali sono esaltate le imprese dell'uomo sovietico per trasformare e dominare la natura. A sfondo storico sono il romanzo Il destino di Charles Lonceville (1932), il Racconto settentrionale, le commedie, dedicate ai due maggiori poeti romantici russi, Il tenente Lermontov (1941) e Il nostro contemporaneo (Puškin) (1949), le biografie romanzate Isaak Levitan (1937), Orest Kiprenskij (1937), Taras Ševčenko (1939). I rapporti tra l'uomo e la natura interessarono sempre Paustovskij e ne affermò egli stesso l'essenza in Racconto dei boschi (1948) e in La nascita di un mare (1951). Dal 1946 al 1962 lavorò alla sua opera più importante, la vasta autobiografia Cronaca di una vita – che comprende i volumi Gli anni lontani, La gioventù inquieta, L'inizio di un secolo sconosciuto, Il tempo delle grandi speranze, Un salto nel sud, Il libro dei vagabondaggi –, narrazione delle esperienze della sua movimentata esistenza con una forbitezza classica e una sensibilità modernissima.