NANBH
Indiceacronimo di Non A Non B Hepatisis (NANBH). Termine con cui si indicava l’epatite C sino al 1989 quando venne confermata l’esistenza di HCV (virus dell'epatite C) grazie alle ricerche di Harvey J. Alter. Già alla metà degli anni Settanta, Alter, capo della sezione Malattie Infettive del Dipartimento di Medicina Trasfusionale presso il National Institutes of Health, dimostrò come la maggior parte dei casi di epatite post-trasfusionale non dipendesse nè dal virus dell’epatite A nè da quello B. Aprì quindi una nuova via di ricerca, ma gli sforzi della comunità scientifica internazionale per identificare il virus (chiamato NANBH, cioè "epatite non A non B") non ebbero successo per più di un decennio. Nel 1987 Michael Houghton, Qui-Lim Choo e George Kuo, della Chiron Corporatione, in collaborazione con D.W. Bradley del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), attuarono un approccio innovativo di clonazione molecolare per identificare il microrganismo sconosciuto e sviluppare una procedura diagnostica. Nel 1988 l’esistenza del virus fu confermata da Alter, il quale ne verificò la presenza in una serie di campioni NANBH e, nell’aprile 1989, la scoperta del virus HCV fu comunicata alla comunità scientifica con la pubblicazione di due articoli sull'autorevole rivista Science. La scoperta ha portato a significativi miglioramenti nella diagnosi e un migliore trattamento antivirale. Nel 2000 Alter e Houghton sono stati premiati con il Lasker Award for Clinical Medical Research per il loro "lavoro pionieristico che ha portato alla scoperta del virus che causa l’epatite C e lo sviluppo di metodi di screening che hanno ridotto il rischio di trasfusione di sangue infetto da epatite, negli Stati Uniti, dal 30% nel 1970 a quasi zero nel 2000". Oggi si stima che al mondo vi siano 130-170 milioni di individui affetti da epatite C. L’HCV è inoltre responsabile del 27% delle cirrosi epatiche e del 25% degli epatocarcinomi. Nel mondo economicamente sviluppato, la via di trasmissione principale del virus è legata al consumo di droghe per via endovenosa, mentre nei Paesi in via di sviluppo (dove peraltro si verifica la maggior diffusione del virus) le cause principali sono le trasfusioni non sicure e le procedure mediche. L'infezione da epatite C (che nella maggioranza dei casi è asintomatica durante il periodo iniziale dell'infezione) provoca sintomi acuti nel 15% dei casi e circa l'80% delle persone esposte al virus sviluppa un'infezione cronica.
Bibliografia
F. Blaine Hollinger, Viral Hepatisis, Lippincot, 2002; L. Grazioli, L. Olivetti, Diagnostica per immagini delle malattie del fegato e delle vie biliari, Amsterdam 2005; M. Moroni, R. Esposito e F. De Lalla, Malattie infettive, Amsterdam 2008.