Nāgārjuna
filosofo indiano (probabilmente sec. II d. C.). Fra le maggiori personalità del pensiero indiano, fu il fondatore della scuola Mādhyamika. La sintesi del suo pensiero è raccolta in 400 versi del famoso Mādhyamika-Larika, ma la tradizione lo fa autore di molte altre opere, pervenuteci solo attraverso traduzioni cinesi. Con una logica stringata e profonda Nāgārjuna dimostra l'impossibilità di discutere sulla natura del mondo empirico, perché tutti i concetti sono contraddittori; le cose stesse non hanno una propria natura perché condizionate l'una dall'altra, per cui non si può stabilire quello che appartiene all'una e quello che è proprio dell'altra. Il loro essere individuale è solo apparenza e sommando tutte queste apparenze si ha la rappresentazione del mondo, che però è frutto solo dell'immaginazione umana. Al di là di queste apparenze è il vuoto, nel quale tutte le illusioni si annullano. Come si vede, Nāgārjuna approda a un monismo metafisico, dal quale trae in campo gnoseologico la teoria della doppia verità: la verità superiore della realtà e quella convenzionale delle apparenze. Queste non hanno realtà propria, ma servono tuttavia a indicare la verità attraverso il loro velo metaforico; in questo ordine hanno un'utilità pratica sulla via della liberazione, che si raggiunge con la consapevolezza che tutte le cose si riducono all'unico principio del vuoto; cade così ogni dualità e l'assoluto non ci appare più come esterno ai fenomeni, ma diventa identico al relativo; cade anche la contrapposizione fra saṃsāra (passaggio doloroso da una vita all'altra) e nirvāṇa (spegnimento di ogni desiderio), che diventano così una cosa sola.