Mèo dei Tolomèi
poeta italiano (Siena sec. XIII). Di illustre famiglia senese, fu personaggio ragguardevole nella sua città, ma perdette ben presto il suo patrimonio a vantaggio del più avveduto fratello Mino. Anche la sua fortuna letteraria declinò: destinatario di sonetti di Dante e di Cino da Pistoia, la sua fama fu presto oscurata da quella di Cecco Angiolieri, al quale furono ascritti i suoi sonetti. Usando magistralmente la tecnica del vituperium, Meo dei Tolomei denuncia la propria miseria e scaglia violente ingiurie contro la madre e il fratello, secondo i modi della poesia realistico-giocosa, distinguendosi per il gusto caricaturale e l'arguta trasformazione dei personaggi in macchiette. Restano di lui 17 sonetti e un caribetto (piccola canzone a ballo).