Lhasa
città (139.822 ab. nel 1990) della Cina, capoluogo della regione autonoma del Xizang o Tibet, posta a 3650 m sul versante nordorientale dell'Himalaya, nella valle del fiume Kyichu tributario dell'alto Brahmaputra. La struttura urbana ha subito radicali modificazioni dopo l'occupazione cinese: a partire dagli anni Sessanta, infatti, la costruzione di nuovi quartieri residenziali e di infrastrutture (acquedotto, centrali elettriche, scuole, ospedali, strade) ha richiamato una notevole immigrazione, per lo più forzata, mentre la popolazione originaria è in gran parte emigrata nei Paesi confinanti per non sottostare alla repressione delle proprie tradizioni culturali. Gli edifici religiosi sono stati destinati a usi pubblici (uffici amministrativi, installazioni militari, alberghi, parchi); alla periferia si sono localizzate fattorie sperimentali e piccole industrie (alimentari, tessili, del legno). Il carico demografico è notevolmente aumentato e, secondo fonti ufficiose, avrebbe raggiunto punte di 300.000-400.000 abitanti. Intense le attività commerciali, favorite dai migliorati collegamenti viari con le province cinesi più vicine. Aeroporto. Anche Lāsà. § Capitale del Tibet dal sec. VII, fino al 1959 centro religioso del lamaismo (in tibetano significa “città degli dei”) e sede del Dalài-lama, Lhasa rimase per secoli pressoché impenetrabile agli stranieri (si ricordano tuttavia le visite di Odorico da Pordenone nel 1325 e del missionario pistoiese Ippolito Desideri nel 1712). Nel 1720 la città fu occupata dalle truppe dell'imperatore cinese K'ang-hsi. Nel 1751 venne istituito un protettorato cinese sul Tibet e la nuova condizione in cui il Paese si venne a trovare si riverberò anche su Lhasa, che dall'inizio del sec. XIX fino alla costituzione della Repubblica Popolare Cinese (1º ottobre 1949) godette, come il resto del Tibet, di una situazione di indipendenza di fatto, generata dallo stato di sfacelo in cui versava la Cina. Nel 1950 le truppe cinesi occuparono Lhasa per attuare la riannessione del Tibet, ma il ristabilimento della sovranità cinese fu ultimato solo nel 1959, in occasione di una rivolta, esplosa in città il 17 marzo e prontamente repressa in seguito alla quale il Dalai-lama fu costretto a rifugiarsi in India.