Landòlfi, Tommaso

scrittore italiano (Pico, Frosinone, 1908-Ronciglione 1979). La sua formazione si svolse nell'ambito dell'ermetismo e della rivista d'avanguardia Letteratura; ma dall'ideologia dell'avanguardia Landolfi si distinse per il suo rispetto dell'integrità della parola, di cui pure denunciò la funzione mistificatrice. Dalla corrodente ironia del Dialogo dei massimi sistemi (1937) alla demoniaca sensualità de La pietra lunare (1939) e all'angoscia kafkiana de Il mare delle blatte (1939), dal blasfemo erotismo de Le due zitelle (1944) all'atmosfera tenebrosa del Racconto d'autunno (1947) e all'avventura fantascientifica di Cancroregina (1950) si venne svolgendo la produzione del primo Landolfi, che raggiunse il suo esito più alto con La bière du pécheur (1953), dominata dall'ossessiva metafora del gioco come simbolo della vita. Del secondo Landolfi, dopo la favola settecentesca Ottavio di Saint-Vincent (1958) e la tragedia storica Landolfo VI di Benevento (1959), sono da ricordare le pagine diaristiche di Rien va (1963) e Des mois (1967), il romanzo sull'incesto Un amore del nostro tempo (1965), i Racconti impossibili (1966), gli elzeviri di Un paniere pieno di chiocciole (1968) e Del meno (1978), il dramma Faust '67 (1968), il dialogo Breve canzoniere (1971), le poesie di Viola di morte (1972) e Il tradimento (1977), i racconti di Le labrene (1974) e A caso (1975), oltre che le recensioni raccolte in Gogol a Roma (1971). Testimonianza di un più attento interesse verso l'opera di Landolfi è l'antologia postuma, curata da I. Calvino, Le più belle pagine di Tommaso Landolfi (1982) e il volume Il gioco della torre (1987), che raccoglie i racconti pubblicati sul . Landolfi fu anche traduttore appassionato di importanti testi della letteratura russa (Gogol, Puškin, Dostoevskij).

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