Lajòlo, Dàvide
giornalista e scrittore italiano (Vinchio d'Asti 1912-Milano 1984). Partecipò alla guerra d'Etiopia del 1935 e l'anno dopo a quella di Spagna contro i repubblicani. Prese poi parte alla Resistenza. Dal 1948 al 1957 fu direttore de L'Unità e successivamente deputato comunista al Parlamento. Autore di poesie, romanzi, ricordi autobiografici (Il voltagabbana, 1963; Veder l'erba dalla parte delle radici, 1977; Mè, 1977; Ventiquattro anni, 1982), divenne celebre con Il vizio assurdo (1960), commossa rievocazione della vita dell'amico C. Pavese, portato anche sulle scene (1973), in un adattamento curato insieme a D. Fabbri. È autore di saggi e divagazioni su scrittori e uomini politici contemporanei: Cultura e politica in Pavese e Fenoglio (1971), Di Vittorio (1972), Poesia come pane (1973), I rossi (1974), A conquistare la rossa primavera (1975), Finestre aperte a Botteghe Oscure (1975) e Il merlo di campagna e il merlo di città (1983).